AS ROMA NEWS FEYENOORD MKHITARYAN – È la finale di Conference League, ma Mourinho, pesata la sfida, rivede l’ultimo derby. Il 4-2-3-1 di Slot come il 4-3-3 di Sarri. Il sistema di gioco è simile, tant’è vero che in alcuni casi il Feyenoord passa al 4-3-3, l’assetto della Lazio, scrive Il Messaggero.
Così lo Special One sembra orientato a presentarsi con la stessa formazione che gli permise in 40 minuti di schiantare i biancocelesti. In sintesi: un centrocampista in più e marcature personalizzate. Attesa e transizione. Ripartenza improvvisa con i lancioni della difesa o contropiede corto con Zalewski che ruba, scappa e rifinisce.
Eccolo in campo, a cielo aperto, prima di volare in Albania: Mkhitaryan c’è. Mourinho lo ha tenuto dal 28 aprile, la notte dell’infortunio al King Power Stadium nella semifinale d’andata con il Leicester, sotto una campana di vetro. Lo ha risparmiato, senza accelerare il suo recupero. A meno di un ribaltone al fotofinish, partirà dall’inizio a Tirana. Se l’è tenuto stretto per la finale perché Mkhitaryan è l’interprete camaleontico della sua Roma. Il Feyenoord non sa dove lo troverà e che cosa farà.
Nel 3-4-2-1 dovrebbe giocare da trequartista, ma ha la libertà di scendere a centrocampo, dove in stagione è stato utilizzato addirittura in regia, e magari di recitare da mezzala. Nella sua carriera è stato anche attaccante. Se avanza ricama per gli altri e al tempo stesso lascia il segno anche in prima persona. Sarà chiamato, all’Arena Kombetare, a sveltire ogni azione giallorossa per evitare la pressione olandese. Slot attacca i portatori di palla. Smalling, gli altri difensori o direttamente i centrocampisti.
Si scatenano di solito i mediani Kokçu e Ausnes che soffiano nelle maglie del rombo offensivo, con Til vertice basso che dovrebbe limitare Cristante, con le ali Nelson, a destra, e Siniterra a sinistra, pronte a scagliarsi rispettivamente sui laterali Zalewski e Karsdorp. Il centravanti Dessers, capocannoniere del torneo con 10 reti, andrà a infastidire i centrali difensivi.
Pronta la strategia preferita della Roma di Mou. Prudente e spietata, tanto per capirsi. Lancio lungo dei difensori, Mancini e Ibanez più degli altri a saltare centrocampo e spesso anche la linea arretrata avversaria. Oppure aperture sui lati, sempre partendo dai centrali davanti a Rui Patricio, con Zalewski che poi verticalizza per Abraham o Pellegrini o con Karsdorp che invece spinge sulla corsia per chiamare a rimorchio i compagni in area.
Così i giallorossi hanno vinto proprio il derby di ritorno e, anche senza parecchi titolari, venerdì sera sul campo del Torino. Abraham si esalta negli spazi. Come Pellegrini. In questo senso Mkhitaryan è il più indecifrabile. Garantisce la sorpresa. Sa lanciare, rifinire e colpire. Oliveira, lo sa bene Mourinho, canta e porta la croce. Lo trovi educato nel fraseggio e spigliato nella conclusione. La disponibilità di Cristante sarà fondamentale. Se serve, marca a uomo. Se si abbassa, alza il muro. Sa palleggiare stretto e aprire in ampiezza. La Roma soffre è costretta a prendere l’iniziativa. Comandare non appartiene al suo attuale dna. Senza un regista di ruolo fatica a trovare i tempi di gioco.
Ma il Feyenoord, come ha fatto il Bodø Glimt, gioca all’attacco. Possesso palla e velocità, in stile oranje. Quindi lascia campo all’avversaria. E, come si vede dal percorso fatto la stagione, non è perfetto in fase difensiva. La linea a 4 di Slot spesso non fa scattare come dovrebbe il fuorigioco, nonostante Senesi, promesso romanista, sia giocatore di spessore; sulle fasce la protezione è minima. Il punto debole di Malacia, fluidificante sinistro, è l’altezza. Nel gioco aereo va spesso in difficoltà.
L’opzione chic di Mourinho è Zaniolo. Da seconda punta più che da trequartista. Come accadde il 14 aprile contro il Bodø Glimt nella sfida di ritorno dei quarti all’Olimpico. Fu la mossa che indirizzò il match e a prescindere dalla tripletta realizzata dal grande protagonista della serata. Mou spiazzò i norvegesi, presuntuosi nel loro 4-3-3. In 29 minuti partita chiusa e senza storia. Sempre ripartendo. Film che potrebbe essere replicato anche stasera all’Arena Kombetare. Dipenderà da Slot e da quanto sarà spregiudicato. Il tecnico del Feyenoord sceglie di solito il 4-2-3-1, alternato in stagione con il 4-3-3.
Mourinho, conoscendo le caratteristiche degli olandesi e quelle dei suoi interpreti, sa bene che schierando Zaniolo, rischierebbe di perdere l’equilibrio con troppi giocatori offensivi nella formazione titolare: Mkhitaryan, Pellegrini, Zalewsky e Abraham. A loro aggiungerebbe appunto Nicolò. Il collega potrebbe approfittarne, andando ad aggredire gli unici centrocampisti di ruolo della Roma, Cristante e Oliveira. In quel settore i giallorossi rischiano in assoluto di trovarsi in inferiorità numerica: i terzini Geertruida e Malacia sono abituati a lasciare le fasce per buttarsi in mezzo, come fossero mezzali.
Inoltre Mourinho è consapevole che Mkhitaryan non ha i 90 minuti nelle gambe. Per questo motivo pensa ad una staffetta. Tra l’altro sa come cambiare l’assetto durante la gara, sia se si dovesse trovare in svantaggio sia se dovesse difendere il risultato. Di solito sostituisce l’esterno a sinistra che ultimamente è spesso stato Zalewski. El Shaarawy se deve attaccare, Viña quando c’è da proteggersi. L’uomo in più è ovviamente Spinazzola.
Se è il caso, José sacrifica addirittura un centrocampista per dar spazio a Shomurodov accanto ad Abraham o schierando Perez subito dietro al centravanti. Ma ogni soluzione è mirata al risultato, comprese le palle inattive. Dipende, insomma, dal momento. Dentro Felix, al posto di un trequartista, se bisogna rispondere in contropiede, Veretout se è necessario un plus di corsa. Mou non deve certo fare esperimenti nella notte di Tirana. Ha avuto 54 partite prima di questa per sbizzarrirsi.
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