Rassegna stampa
Roma, il nuovo Fonseca cura la difesa ma la sua chiave resta l’attacco
ULTIME NOTIZIE AS ROMA FONSECA – Dimenticate quello che sapete. O meglio, siate pronti a metterlo in discussione. Potrebbe essere questa la filosofia del Paulo Fonseca 2.0, che sta maturando una serie di certezze figlie di cambiamenti lenti, meditati e condivisi, riferisce la Gazzetta dello Sport.
Che la Roma ora sia una macchina da gol grazie soprattutto a una grande transizione offensiva e a uno studio dei calci da fermo quasi maniacale, può sorprendere solo quelli che consideravano l’allenatore portoghese figlio di un calcio fatto solo di possesso palla e dominio.
Fonseca lo ammette: questo non è il suo tipo di football ideale, ma in Italia ha scoperto che la difesa tre non è un peccato mortale, che l’uomo contro uomo può essere accettabile e, forse soprattutto, tutto ciò che porta risultati è degno di elogio, sempre che insegua i canoni della bellezza. «Non sono l’allenatore che ero prima, e ne sono orgoglioso – dice a “La Bola” – . Non sono neanche l’allenatore che ero l’anno scorso, mi sono evoluto soprattutto a livello tattico: in Italia ho appreso tanto».
Con queste premesse, non sorprende che adesso la Roma possa menare vanto anche per la difesa, che ha subito un solo gol nelle ultime 6 partite. Certo, i 5 successi di fila affascinano, così come la striscia di 16 risultati utili in campionato (considerando anche il pari di Verona, poi trasformato in sconfitta a tavolino) cominciata proprio dopo l’ultima sconfitta di Napoli a cui seguì il cambio di sistema, ma se anche a Cluj, in piena moria di centrali difensivi, ha ritenuto inamovibile la difesa a tre, segno che sa mettere il passato – e quindi anche il suo storico 4-2-3-1 – nella giusta prospettiva.
Poi, certo, anche Fonseca va dove lo porta il cuore. «Quello che avevo in testa quando sono arrivato è molto distante da quello che siamo oggi. Idee perfette non esistono, esistono idee che portano risultati oppure no. In ogni caso, essere offensivi è la cosa fondamentale. Mi hanno mandato un articolo che diceva che nelle prime 60 partite sono stato l’allenatore più offensivo degli ultimi 90 anni della Roma. Penso sia entusiasmante».
L’ultima mutazione di Fonseca riguarda i giovani. Se nello scorso anno aveva fama di puntare soprattutto sui senatori, la nuova proprietà ha fatto capire che questo è il momento dei ragazzi. Così, a Cluj, la Roma scesa in campo aveva un’età media di 25 anni: non accadeva ai giallorossi di averla così bassa dal 2005. Certo, il recupero di Dzeko per Napoli non può non riempirlo di gioia, ma è la leadership di un allenatore che, tra baby e anziani, sa fare la differenza.
«La capacità di essere leader è fondamentale per un allenatore. Influenzare i giocatori è diventato sempre più importante nel costruire una carriera di successo». Così, in attesa del nuovo d.s. Pinto («è un gran professionista, tante persone che hanno lavorato con lui ne danno un giudizio positivo»), c’è tanto del nuovo Fonseca nella nuova Roma. E domani a Napoli se ne saprà di più.
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