(Corriere della Sera) Si può fare una prima analisi sulla stagione della Roma, la prima dell’era Di Francesco: eccezionale in Champions League – la semifinale e 97 milioni di euro incassati tra premi Uefa, incassi da botteghino e market pool dei diritti tv – e buona ma niente di più in campionato. La qualificazione alla prossima edizione di Champions era l’obiettivo minimo, ma la Roma non è mai stata in lotta per lo scudetto. È particolare importante, però, il terribile «black out» che – tra il 23 dicembre 2017 e il 4 febbraio 2018 – è costato alla Roma un deficit di 15 punti in 6 partite rispetto alla Juventus. Il campionato si è deciso lì, visto che adesso i punti di distacco tra le due squadre sono 18. I motivi del crollo? Molteplici. Fatica fisica, infortuni, il caso-Nainggolan a Capodanno, il mercato di riparazione e il caso-Dzeko, la temporanea perdita di fiducia nel 4-3-3 dell’allenatore, la sindrome da «mai una gioia». Di Francesco e Monchi hanno analizzato la situazione perché non si ripeta in futuro. La maggiore esperienza del tecnico e un buon mercato estivo sono due condizioni imprescindibili per sfidare la Juventus per lo scudetto.
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