Rassegna stampa
Roma, il sergente Fonseca non fa più sconti
NOTIZIE AS ROMA FONSECA ZANIOLO – «Zaniolo deve fare di più per aiutare la squadra. Questo contro il Verona non è successo, la sua prestazione non mi è piaciuta». Il rimprovero in pubblico di Fonseca al gioiello della Roma rimbomba ancora nella pancia dell’Olimpico. Ha sorpreso per l’impatto, non solo mediatico, all’interno dello spogliatoio giallorosso e anche fuori.
E addirittura più della mancata esultanza di Dzeko dopo il gol decisivo per il 3° successo di fila, anche perché il centravanti, offerto sotto traccia dal management di Pallotta a qualsiasi club che sia disponibile a pagare l’ingaggio del capitano (7,5 milioni a stagione), è deluso per quello che reputa come autentico voltafaccia. Ma il caso Zaniolo è di sicuro più ingombrante. Perché coinvolge il gruppo. L’altra questione è invece strettamente personale.
Non c’è da stupirsi, però, per il comportamento di Fonseca, cambiato caratterialmente nella gestione da quando è andato via Petrachi. E’ come se, senza più il ds accanto, avesse preso più forza nell’area tecnica, proprio nel rapporto diretto con alcuni giocatori. Ha riempito il vuoto di potere. E non solo su quanto accade in campo, cioè in allenamento e in partita.
Le sue scelte sono sempre state abbastanza drastiche, basta pensare all’esclusione già ad inizio stagione di Jesus, ormai ai margini e spesso lasciato in tribuna o a casa. Più esplicite, però, le sue ultime decisioni, sempre per inviare un segnale alla squadra. Basta sorrisi e coccole davanti alle telecamere, se deve dire qualcosa, lo mette in piazza, quasi per affermare la sua leadership. «Non è in condizione» ha detto di Under. «Non ha lavorato bene alla vigilia della partita» per motivare l’esclusione di Kluivert dopo la partita del San Paolo contro il Napoli.
Anche Peres, capace poi di riconquistare il posto da titolare, ha vissuto la sua giornata in castigo. Lo stesso Cetin è preso poco in considerazione, superato dopo il lockdown da Ibanez nelle rotazioni. Punizioni e non solo. Perché conta anche il rendimento. E la forma. Senza guardare in faccia nessuno ha rinunciato a senatori come Fazio e Kolarov. Senza dimenticare che, a gennaio, è stato chiaro con Florenzi: niente posto garantito per l’ex capitano che è finito a Valencia.
«Mancini ha sempre un grande atteggiamento. Ha ragione». Anche la società giallorossa è rimasta spiazzata dalla presa di posizione dell’allenatore. Fonseca si è schierato con il difensore che ha platealmente rimproverato Zaniolo. Il management di Pallotta si è subito preoccupato (telefonata al giocatore) di quella che può diventare la lettura sbagliata del messaggio del portoghese: mettono il ventunenne in cattiva luce per prepararne la cessione.
Così il portoghese ha tranquillizzato Nicolò: colloquio riservato e quindi non alla presenza della squadra e dei dirigenti. La Roma e il tecnico non hanno alcuna intenzione di cederlo. Per la cronaca, non c’è del pregresso tra Gianluca e Nicolò, quindi discussione, tra l’altro a senso unico, circoscritta al finale della partita con il Verona (e pace fatta in privato). E appoggiata a caldo da Veretout: «Dobbiamo correre tutti», con chiaro riferimento indiretto al trequartista. Mancini ha richiamato almeno in due azioni Zaniolo, alzando poi la voce per la mancata rincorsa all’avversario. «Sei appena entrato, devi darci una mano».
Fonseca, a fine partita, è andato incontro a Dzeko. E gli ha teso la mano. Stretta forte, decisa e vera. Il capitano è il simbolo di questa gestione tecnica già dall’estate scorsa, quando Petrachi non accettò l’offerta di Marotta. Il capitano, anche se nessuno lo dice ufficialmente, è nell’elenco dei possibili partenti. I 15 milioni che chiede la Roma, soprattutto in considerazione dei 34 anni del giocatore, non aiutano qualsiasi eventuale negoziazione.
Il prezzo può essere quello solo passando attraverso scambi. Edin chiese al club di smentire i rumori sulla sua cessione durante il lockdown. Venne fatto un comunicato su input del calciatore, seccato perché in precedenza era stato lui a mettere la faccia sulla decurtazione degli ingaggi del gruppo. Fu ascoltato per riconoscenza. Ma se l’Inter si presenta di nuovo, o volendo la Juve, l’addio è quasi certo, dopo il suo no al Chelsea del gennaio 2018 e quello giallorosso all’Inter dell’agosto 2019.
(Il Messaggero)
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