Josè Mourinho, Dan Friedkin

AS ROMA NEWS MOURINHO FRIEDKIN – A volte i silenzi valgono più di mille parole. A volte però le parole sono necessarie, soprattutto quando quei silenzi generano incertezza sul futuro di uno dei più importanti allenatori della storia del calcio, scrive il Corriere dello Sport.

E allora, per dirla nel gergo calcistico, la Roma rischia un vero e proprio autogol. I tifosi chiedono risposte alla proprietà riguardo le sorti della panchina giallorossa nella prossima stagione. La Roma si gioca l’Europa League tra una settimana, è vero, ma tra dieci giorni rischia di dover dire addio a Mourinho, nell’ultima partita stagionale contro lo Spezia. Le attenzioni della squadra e dell’allenatore sono naturalmente tutte rivolte verso la finale, quella del club invece devono inevitabilmente proiettarsi sul futuro, in questo momento incerto su chi gestirà il gruppo a partire dal prossimo 1 luglio.

Il silenzio dei Friedkin non sta aiutando, così come le vaghe parole del general manager Tiago Pinto che anche prima della sfida contro la Salernitana non ha voluto sbilanciarsi sul portoghese: «Se tutto quello che è stato detto fosse vero, non avremmo potuto convivere tutti i giorni. Il futuro? Ci sono dei momenti giusti e posti giusti, oggi non è il posto giusto per parlarne».

Che il momento giusto sia dopo la finale? A conti fatti, la proprietà sarebbe in ritardo già di qualche mese rispetto alla programmazione della nuova stagione, ormai alle porte. Tra il silenzio della dirigenza, inevitabilmente anche Mourinho non è mai stato chiaro sulla questione: «Quando un mese fa il nostro Ceo (Berardi, ndr) ha detto che resterò, è stata una sua interpretazione – le parole del tecnico a inizio aprile -. La situazione è molto chiara: ho un anno di contratto. Il calcio è il calcio, qualche volta i contratti non sono la cosa più importante. Ma va tutto bene ed è tutto tranquillo». Probabilmente è la tranquillità di chi ha già deciso il proprio destino, vista anche la mancata telefonata di chi avrebbe dovuto progettarlo con lui tempo fa. 

Così dal primo incontro atteso a dicembre, quando a Mou era stata offerta prima la panchina del Portogallo, poi quella del Brasile, sono trascorsi cinque mesi. Mezza stagione di duro lavoro, di rincorse in campionato e di lotte per qualificarsi alla finale di Europa League. Nessun incontro con i Friedkin che qualche giorno fa erano al Festival di Cannes per presentare la loro ultima produzione, “Killers of the flower moon” di Scorsese e che presto saranno a Roma per seguire l’avvicinamento alla gara di Budapest.

La trama del film giallorosso è ancora tutta da scrivere, ma il canovaccio che si sta delineando è l’addio del suo grande regista. Un addio che col passare del tempo non nasconde neanche grandi colpi di scena. L’addio di Mourinho tra i silenzi è un colpo autoinflitto, da ko: tutto l’ambiente giallorosso è con lo Special One, e lo sarà sia in caso di sconfitta in finale, sia a maggior ragione in caso di vittoria. E non sarà eventualmente semplice trovare un altro tecnico, uomo, capace di fare scudo alla squadra, compattare il tifo romanista e riuscire a tenerlo unito (con trentadue sold out) a prescindere dai risultati. A volte i silenzi possono nuocere essere più delle parole. 



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