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Rassegna stampa

Roma, in fila per i controlli: l’urlo dei 27mila

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ULTIME NOTIZIE AS ROMA FIORENTINA TIFOSI – Chi esulta come per un gol dopo aver varcato il primo controllo ai cancelli per la tribuna Tevere e chi va via mesto, con la testa bassa e imprecando, perché gli steward (ieri ce n’erano ben 500) non gli hanno riconosciuto la validità del green pass. Un anno e sei mesi dopo Roma-Lecce – ultima di campionato per i tifosi giallorossi all’Olimpico – ieri sera in 27 mila (sui 32mila annunciati) sono tornati allo stadio per un match di serie A, scrive il Corriere della Sera.

Un esercito comunque ordinato, certo a tratti rumoroso, e ci mancherebbe altro, accompagnato da cori e qualche petardo a ponte Duca d’Aosta, anche assembrato in certi momenti davanti ai bar sul lungotevere, sotto le arcate, ma anche all’esterno dei locali di fronte all’aula bunker per assistere in tv alle altre partite della prima giornata di campionato. Senza mascherine, quasi tutti, almeno prima di mettersi in coda al gate in attesa del proprio turno, con il bicchiere di birra in mano. Ma felici di essere ritornati al passato. E soprattutto attenti a non creare problemi per rovinare il battesimo dell’Olimpico post-Covid.

Il solito grido «Giornalista terrorista!» risuona tuttavia davanti ai cancelli alle spalle dell’obelisco, dove le troupe televisive intervistano qualche tifoso e i medici aziendali con la maglia giallorossa aiutano chi non riesce a scaricare il suo lasciapassare verde sullo smartphone. Cinque file ordinate di tifosi a ogni varco. Prima gli steward addetti al controllo della certificazione, poi quelli per la verifica dei biglietti per Roma-Fiorentina, infine quello della polizia per le perquisizioni e il metal detector.

In mezzo anche il tunnel per la misurazione della temperatura. Se va tutto bene, meno di due minuti a tifoso. La maggior parte è passata senza intoppi, qualcuno ha sbiancato quando lo scanner non ha riconosciuto il green pass, ma solo per pochi secondi, altri invece, come detto, sono stati respinti. Una percentuale comunque non altissima, stimata nell’1-2%. «Non mostrate le fotografie dei qr, ma quelli originali scaricati dalle app oppure quelli stampati!» urlano gli steward, dopo essersi resi conto che i loro apparecchi non riconoscono le immagini mostrate da alcuni tifosi. Ma basta rimanere pochi minuti davanti a un varco per scoprire un’interessante casistica di contrattempi che potrebbe tornare utile per le prossime partite.

C’è chi ha il lasciapassare scaduto, chi non lo ha barrato di rosso perché non ha rinnovato il tampone, valido solo 48 ore, chi è guarito dal Covid da meno di sei mesi e non ha la certificazione, chi ha avuto difficoltà a farsi riconoscere il green pass ottenuto tramite l’app regionale VerificaC19, in questo caso forse per le conseguenze ancora tangibili dell’attacco hacker d’inizio agosto. E ancora chi si è visto contestare il fatto di aver avuto una sola dose di vaccino prima dei 14 giorni previsti e di essere ancora in attesa della seconda.

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Nessun problema invece per quasi tutti coloro che hanno mostrato, cartaceo o digitale, il lasciapassare europeo, ottenuto dal sito del ministero della Salute. «Ma poi perché dobbiamo mostrare il green pass per entrare allo stadio se non sappiamo se siamo stati contagiati di nuovo ma asintomatici? E se in questo momento ci stiamo contagiando tutti a vicenda?», si chiede in fila più di un tifoso vaccinato e anche con la mascherina. Una domanda che ottiene tuttavia poche risposte dai vicini, solo qualche scuotimento di testa. L’importante è entrare all’Olimpico e tornare a tifare per la Magica. Se il Qr code è ok, tutto il resto non conta.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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