Un anno fa, per lo scudetto, la redazione calcio della Gazzetta aveva puntato sulla Juve e così è andata, sebbene i bianconeri abbiano sofferto di notevoli difficoltà iniziali. Meno precisi eravamo stati in chiave retrocessione: Carpi e Frosinone sono ritornate in Serie B come avevamo previsto, ma la nostra terza candidata per la discesa agli inferi, l’Empoli, ci ha smentiti di brutto, e il cerino è rimasto in mano al Verona. Ora ci riproviamo, consapevoli che il pronostico perfetto non esiste.
TESTA DELLA CORSA – «Da un grande potere derivano grandi responsabilità»: mai come oggi uno dei motti di Spiderman si addice alla Juve, costretta a vincere il sesto scudetto consecutivo, perché il secondo posto non giustificherebbe il faraonico mercato. La Juve ha soffiato Higuain al Napoli e Pjanic alla Roma, i migliori della seconda e della terza classificata dell’ultimo campionato, si è rafforzata indebolendo la concorrenza. Ha preso Pjaça, uno dei ragazzi più interessanti del calcio europeo, e la cessione di Pogba sarà compensata da un arrivo di livello. Monopolio di fato, con una t sola, nel senso che Massimiliano Allegri si ritrova tra le mani un gruppo in grado di indirizzare i destini degli altri. Non bisogna domandarsi se la Juve vincerà lo scudetto, è più giusto chiedersi dove arriverà in Champions League, vera cartina di tornasole dell’annata. Il pronostico è così sbilanciato da risultare insidioso: l’obbligo di successo può fare danni, gli archivi abbondano di strafavoriti sulla carta, crollati nella pratica. Higuain porterà sulle spalle i 90 milioni della clausola – tutti gli chiederanno di duplicare i 36 gol – e potrebbe fibrillare. In questa psico-piega, di squadra e di giocatori ipervalutati, possono insinuarsi Roma, Inter e Napoli, però parliamo di una società, la Juve, abituata a dominare ansie e pressioni. Spiragli minimi, allo stato.
INSEGUITORI – Roma, Inter e Napoli – per un motivo o per l’altro – sembrano le più accreditate per contendersi i pass per la Champions, diretta (secondo posto) e via playoff (terzo). La Roma pugnalata da Pjanic ha perso talento, però, per quello che si è intravisto a Porto, sembra più raccolta e meno legata agli individualismi. L’Inter trabocca di qualità – Candreva, Banega e Perisic formano un trio ad alta definizione –, ma è ostaggio del tempo: ne è stato sprecato troppo e non si può chiedere a De Boer di trovare l’alchimia in cinque minuti. Il Napoli riparte dalla seconda fila, il voltafaccia di Higuain rappresenta un trauma e coi traumi non si fa zero a zero: si riparte più forti di prima oppure si resta sotto shock per un po’. Al momento acquisti di nicchia – Giaccherini, Milik, Zielinski –, però da qui a fine mercato può arrivare il botto scaccia-Pipita.
GRUPPO – Al di sotto delle tre inseguitrici, si apre il vasto mare del gruppo. Molti si chiederanno che cosa ci faccia il Milan in terza fila. Per quanto si è visto nel torneo passato, lì meriterebbe di stare il Sassuolo, coi suoi impressionanti volumi di gioco. Montella si è guadagnato il pronostico del quinto posto sulla fiducia del prossimo mercato invernale, quando i cinesi dovrebbero spendere e spandere. Il Milan oggi assomiglia a un assegno post-datato, gli si fa credito incrociando le dita. Intriga al solito la Fiorentina, sempre lì a quattro passi dai campioni, sempre con Sousa garanzia di identità. Mihajlovic al Torino sembra aver trovato il suo posto delle fragole: a naso c’è alta compatibilità tra l’allenatore serbo e l’ambiente granata, lo spirito guerriero come denominatore comune. Forse è sottovalutata la Sampdoria, i primi segnali suonano incoraggianti, Giampaolo può portare il Doria oltre la sesta fila in cui l’abbiamo collocato. Tanto ottimismo attorno al Genoa di Juric, forse troppo. Difficile soppesare la Lazio: molto dipenderà dall’integrazione di Immobile, centravanti anomalo.
IN CODA AL GRUPPO – Quello sulle retrocessioni è uno sporco pronostico, ma qualcuno lo deve pur fare. Crotone spacciato, a giudicare dai nomi della rosa: Ceccherini, Simy, Martella e altri semisconosciuti al grande calcio. Attenzione però ai ricorsi della storia: la Calabria è la regione del Catanzaro e della Reggina, club che ai loro tempi la Serie A se la sono goduta. Magari ci scapperà la sorpresa, alla faccia dei tanti che valutano il Crotone alla stregua di un materassino. Più difficile individuare le altre due candidate alla B. Il Pescara finisce nella rete per esclusione e con formula dubitativa: perché Oddo è bravo e perché dal mazzo qualche carta di spessore affiora. Così, per non prendercela coi più deboli o presunti tali, suggeriamo al Palermo di non farsi trovare un’altra volta impelagato sul fondo. I miracoli si verificano una volta sola e la squadra rosanero oggi sembra zeppa di incognite. L’Empoli viene da due annate eccezionali con Sarri e Giampaolo, si affida all’esordiente assoluto Martusciello e ha fatto un mercato anomalo, improntato all’esperienza: sono arrivati i 34enni Pasqual e Gilardino, scelte rispettabili, ma un po’ strane per una società fondata sulla gioventù.
INDIVIDUALITA’ – Higuain capocannoniere, Banega miglior novità e Pjaça miglior giovane: queste le nostre previsioni individuali. Tre giocatori di notevole spessore tecnico. La Serie A non è la Premier League, ma rimane un campionato attrattivo. Non siamo così brutti come ci auto-dipingiamo. Se si mettesse mano sul serio a tutti gli stadi, il divario con l’Inghilterra si ridurrebbe.
(Gazzetta dello Sport – S. Vernazza)
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