La garanzia è Luciano Spalletti. Che ha portato (dopo Capello) Francesco Totti a giocare davanti alla porta e lo ha aiutato a vincere la Scarpa d’oro nel 2007, quando in tanti – dopo l’infortunio nel febbraio 2006 – lo avevano dato per finito. Quell’anno, il capitano, con 26 (52 punti) reti in A ha superato Ruud van Nistelrooy che, nella Liga con la maglia del Madrid, si era fermato a 25 reti (50 punti). L’ex numero 10 della Roma, dopo Luca Toni, è così diventato il secondo calciatore italiano a fregiarsi del premio di bomber d’Europa e lo ha fatto da finto centravanti. La garanzia che fu per Totti, ovvero Lucio, oggi se la gode Mauro Icardi, centravanti dell’Inter, già a segno due volte domenica scorsa contro la Fiorentina. Bomber nato lui, al di là di Spalletti, che però può aiutarlo a raggiungere ciò che ha raggiunto Edin Dzeko, sempre con Spalletti, lo scorso anno, ovvero il titolo di capocannoniere del campionato. Il bosniaco ha chiuso con 29 gol in 37 partite, l’interista con 24 in 34. Siamo lì, insomma, e quella dei nerazzurri è stata una stagione disastrosa. Diciamo che Dzeko e Icardi i gol li sanno fare al di là di chi li guida, ma è vero pure che Edin è stato praticamente preso per i capelli da Lucio.
VERO NUEVE – Preso per i capelli, dicevamo: perché la prima stagione nella Roma, guidata prima da Garcia e poi da Spalletti, si è chiusa con numeri minimi (8 gol in campionato in 31 partite, 2 in 7 di Champions) e tanta panchina. Il secondo anno, con Lucio dall’inizio e con lui pronto a ripartire con una grande voglia di stupire, è finita alla grande. Sì, anche per merito di Spalletti che ha cambiato modo di giocare, puntando sul centravanti vero alla Dzeko e mettendo in disparte l’idea, che aveva funzionato nello spezzone di stagione precedente (con Dzeko in panchina), di giocare con il finto nove Perotti e/o Nainggolan, più i due esterni Salah ed El Shaarawy.
SABATO DI RIVALSE – All’Olimpico, sabato, non solo le sfide ideologiche tra Sabatini, Monchi, Di Francesco, Spalletti, Pallotta e via discorrendo, in campo il duello è proprio tra i due bomber: uno, Edin, che vuole confermarsi sul trono dei migliori, l’altro, Mauro, che vuole insidiare il suo posto là in alto. Ma Dzeko là in alto dovrà tornarci, perché al momento le posizioni sono invertite: Dzeko dopo una partita è a secco, mentre il suo rivale è a quota due gol. Distacco minimo, ma Di Francesco – che ha problemi in difesa per la mancanza del terzino – sta lavorando anche perché la squadra si svegli nella fase offensiva e produca qualche occasione in più in generale, non solo per Dzeko. Migliorando la produzione offensiva, i miglioramenti di Edin saranno una conseguenza. Poi potrà ricominciare la sfida a distanza, che per ora evidenzia tre gol in otto partite di Icardi contro la Roma (uno con la maglia della Samp, febbraio 2010, due con quella dell’Inter, aprile 2015 e febbraio 2017), mentre Dzeko ne ha segnato uno in quattro sfide, quello che ha aperto il 2-1 dell’Olimpico lo scorso anno (Dzeko, Banega, Manolas). Se è vero che Spalletti è stato molto utile a Edin, è vero pure che i rapporti tra i due non sono mai stati idilliaci, se non altro perché il bosniaco ha accettato con fatica i continui rimproveri dell’allenatore, quando ad esempio gli chiedeva di più e di non pensare solo al gol o quando, a Pescara, lo ha sostituito e Edin l’ha presa malissimo. Ma ciò che Dzeko ha sempre apprezzato poco è quel «molle» che gli finiva addosso anche dopo partite in cui segnava e sbagliava a raffica. Sabato Dzeko vorrà ricominciare da dove aveva finito, facendo vedere a Spalletti, stavolta suo avversario, che molle è qualcun altro. Magari Icardi.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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