AS ROMA NEWS MOURINHO – La carica di non si sa quanti, 130, 140 mila, imbucati compresi. Tanti, un popolo: la città è rappresentata, un po’ domani, in Roma-Bologna (c’è ancora una minima disponibilità di tagliandi) e giovedì in Roma-Leicester (ticket sold out, stadio chiuso a 62 mila spettatori). L’Olimpico c’è, come sempre, ora tocca alla Roma, scrive Il Messaggero.
Questo entusiasmo, questa enorme passione risbocciata, non vanno via. Restano addosso, contagiano tutti, il vicino di casa diffidente e quel ragazzo che allo stadio non va mai e figuriamoci se ha mai avuto voglia o occasione di farsi una trasferta. La Roma è piena della sua gente e non si sta giocando la finale di Champions o lo scudetto, ma solo un quinto posto dignitosissimo e una finale di Conference League.
Ma oggi la Roma di Mourinho è una squadra vera, certo con i suoi mille difetti, e molti vogliono sentirla dal vivo. Viverla da vicino, ascoltarne le musiche, cantare, farsi accecare dai colori, potersi liberare all’urlo davanti a un gol. Questo oggi ispira il gruppo giallorosso, al di là dei risultati: lo stadio era pieno anche quando non andava bene nulla. È magicamente tornata la simbiosi di un tempo, l’empatia, così la chiama spesso Mourinho. E forse lui è l’artefice di questo desiderio di Roma, della tanta voglia di stingersi un po’.
Mourinho in questo è davvero Special: rende tutto un po’ magico, sa caricare i suoi calciatori anche davanti alle sue stesse critiche (a volte pesanti), sa fomentare il popolo del quale diventa un condottiero, indicando la strada per non si sa dove, contro uno o tutti: ha capito che a Roma le strade non portano quasi mai ai successi, passa da altro. Ecco, questa città, ci riferiamo alla parte romanista, proprio ora merita di poter gioire, di alzare un trofeo dopo cosi tanto tempo, dopo anni a festeggiare piazzamenti spacciati per successi. Ora qualcosa la Roma può raccogliere: cinque partite da giocare, vincendole tutte sono garantiti quinto posto e finale di Conference, mentre vincendone sei…
Ma la gente alla Roma ha chiesto altro e non solo i successi (sempre graditi, ovvio): sincerità e rispetto delle tradizioni, di stare un po’ più vicini, di ricreare empatia e tutto questo pian piano è arrivato. Poi c’è l’aspetto tecnico che non va sottovalutato, i tifosi sono ne stati conquistati pian piano: piace la Roma combattiva, che non si arrende e la sua qualità. Ora il tutto si vede pure in Europa. Mourinho è riuscito a cambiare strategia tattica e trovare un svolta, ha motivato certi senatori, che lo hanno aiutato nei momenti più complicati, vedi Cristante, Mancini, Smalling e Pellegrini, il capitano.
Ha creato un gruppo granitico, coinvolgendo – magari non proprio tutti – anche coloro che giocano meno o mai. Sta organizzando la base per il futuro, confidando in un mercato decisamente migliore rispetto alla scorsa estate: la Champions è la prossima ambizione, chiaro. José ha il merito di aver tirato fuori dal cilindro un certo Zalewski, che abbiamo visto anche in passato, ma lui lo ha buttato coraggiosamente nella mischia, dandogli responsabilità, continuità. Nikola se le è prese e ha risposto presente, sempre, portando qualità e generosità, inventandosi terzino e facendolo pure sembrare il suo ruolo naturale. Bravo Mou, bravo Zalewski.
E poi c’è il capitano, che lo Special ha subito messo davanti a tutti: «Se ne avessi tre li farei giocare tutti titolari», disse per far capire, già a inizio stagione, quanto fosse importante Pellegrini in squadra e nello spogliatoio. Lorenzo, a parte la fase di dicembre gennaio, in cui ha dovuto combattere un serie di noie muscolari, ha spesso messo il timbro sulle vittorie della Roma, o con un gol (tredici in totale) o con un assist (sei). Mai così fino a ora: record.
Come quello particolare di essere l’unico ad aver partecipato a tre semifinali europee, compresa quella di Champions anche se solo emotivamente. Quella di Leicester, però, ha un sapore speciale, perché potrebbe essere una di quelle che porterà la Roma alla storica finale di Conference a Tirana. Coppa che sente sua, al di là della rete al King Power Stadium. La Roma è matura, ha Mourinho, un popolo appassionato: sognare si può.
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