Non è certo la coppia più bella del mondo cantata da Adriano Celentano e Claudia Mori, ma la più prolifica sì. La Roma che prova a tenere il passo della Juventus in campionato, può annoverare tra le sue fila i due attaccanti che insieme hanno segnato di più a livello europeo. Nessuno infatti ha fatto meglio di Dzeko (10 gol) e Salah (8 reti). Che sia in Italia o in giro per Spagna, Germania, Inghilterra, Portogallo e Francia, tutti inseguono il duo giallorosso. Qualche esempio? Messi-Suarez (Barcellona) sono fermi a quota 16, come Cavani e Lucas (Psg) e il tandem Diego Costa-Hazard (Chelsea). Nel City di Guardiola, Aguero-Sterling sono lontani (13) e anche il Liverpool capolista della Premier ha una distribuzione di reti più equilibrata che vede Manè e Firmino arrivare a 11 come il tandem dell’Arsenal, Sanchez-Walcott. Figuriamoci il derelitto United di Mourinho che stenta in campionato e nelle aree avversarie: Ibrahimovic e Rooney sono fermi a 7 gol in due. In Spagna cambia poco: detto del Barcellona, il Real Madrid con Cristiano Ronaldo e Bale tocca a malapena la doppia cifra (10) mentre l’Atletico di Simeone con Griezman e Gameiro supera di poco i rivali (11). Anche in Portogallo le coppie degli attaccanti del Porto (7), del Benfica (7) e dello Sporting Lisbona (8) sono lontane anni luce da Dzeko e Salah. Nemmeno in Serie A c’è partita: Higuain e Dybala sono a quota 10, Belotti e Ljajic a 13, gli stessi di Immobile e Keita, mentre a 11 si sono fermati Callejon e Milik. Icardi, capocannoniere con Dzeko, è anche lui a 13 insieme a Perisic.

LUCIO, LA CHIAVE – Lo scorso anno, alla dodicesima giornata, Dzeko aveva segnato 2 gol (contro Juventus e Lazio), Salah 5 (Sassuolo, Sampdoria, Carpi, Empoli e Fiorentina). La metamorfosi attuale ha un nome e cognome: Luciano Spalletti. Se la Roma crea 7-8 palle-gol a partita, il merito è soprattutto del tecnico toscano che quest’anno ha lavorato molto sui due calciatori sia dal punto di vista tattico che caratteriale. Salah è stato avvicinato alla porta, proprio per non sfiancarlo in rincorse che possano fargli perdere lucidità negli ultimi metri. Dzeko è rinato invece sotto la cura del professor Lucio che però, forse per non farlo adagiare, continua a chiedergli sempre di più. Lo ha fatto anche l’altra sera, dopo il 3-0 al Bologna: «Lo vorrei ancora più cattivo. Non lo è ancora come lo voglio io. Qualche giorno fa si parlava di furia guerriera… Ecco, quando si hanno otto palle, sono situazioni troppo importanti e un gol va fatto». Stesso cliché per Salah: «Deve migliorare nella circolazione di palla, spesso si fa risucchiare dalla linea difensiva. O va oppure rimane un po’ lì mentre deve partecipare di più nel palleggio».

ASSIST MAN – Una strategia di comunicazione volta a non abbassare il livello di guardia. Ma che il bosniaco e l’egiziano siano ormai diventati una coppia, oltre che dai gol, viene evidenziato da altri due fattori. In primis il numero degli assist che insieme hanno totalizzato sin qui in campionato: i due romanisti sono a quota 19 (7 Dzeko, 12 Salah) mentre Insigne e Hamsik rincorrono a 17, stessa quota di Felipe Anderson e Lulic. L’altra è la fotografia di quanto accaduto in Roma-Bologna. Nel finale di partita, dopo l’ennesima accelerazione, Salah è davanti a Da Costa. Può tirare e calare il poker ma preferisce servire Dzeko che viene anticipato: «Volevo far segnare Edin e ho provato a passare a lui», la giustificazione di Momo. Parole che sono probabilmente la vittoria più importante di Spalletti, al di là dei gol, dei punti in classifica, degli assist, della difesa rimasta per una volta inviolata. È da questi piccoli segnali che si intuisce come la Roma stia diventando una squadra, un gruppo. Che si cerca e visti i risultati, spesso e volentieri si trova.

(Il Messaggero – S. Carina)



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