Profetiche sono state le parole di Daniele De Rossi alla vigilia del playoff di Champions, a Oporto, quando parlando dell’ennesima rivoluzione difensiva della Roma disse: «Nelle squadre che vanno bene come noi nella seconda parte della stagione scorsa, meno cambi meglio è. La difesa è un reparto delicato, dovranno lavorare molto, più degli altri, per unire le menti in un unico movimento. Ma sono giocatori bravi ed esperti, si adatteranno presto». Ecco, oggi quelle parole rimbombano un po’ come una sentenza annunciata, visto le tante difficoltà che ha palesato la retroguardia giallorossa in questo inizio di stagione.
LE DIFFICOLTA’ – Tra le due sfide con il Porto e le gare di campionato con Udinese e Cagliari la Roma (ieri controlli per Totti alla caviglia sinistra, escluse complicazioni alla placca) finora ha incassato sei reti, alla media di 1,5 a gara. La scorsa stagione, nella gestione Spalletti, i gol subiti (tra campionato e Champions) furono 23 in 21 gare, con una media di 1,095 a partita. Insomma, una crescita netta (anche se statisticamente quando gli eventi sono numericamente pochi gli scostamenti sono più larghi) che poi è accompagnata da quello che in realtà preoccupa di più e cioè il senso di precarietà dell’intero reparto. Delle avvisaglie si erano avvertite già a Latina, nell’ultima «vera» amichevole prima di Oporto, quando il reparto soffrì anche contro Corvia, Paponi e Regolanti. Poi le parole di Spalletti nel post-Udinese («Dobbiamo difendere più alti, giocare in 70 metri è diverso che in 40, Vermaelen e Manolas devono accettare anche l’uno contro uno e non cercare sempre l’aiuto, altrimenti vuol dire che non siamo così forti come si dice»), la scoppola casalinga con il Porto e gli sbandamenti di Cagliari. Dove, a fine gara, lo stesso Vermaelen ammette: «Dobbiamo difendere alti, l’allenatore ci chiedere questo. Ed invece ci capita di arretrare».
TROPPI NUOVI – Insomma, la difesa in questo momento è in fase di assestamento e non è certo un punto di forza. L’aver messo dentro ben 7 giocatori nuovi (Alisson, Mario Rui, Fazio, Bruno Peres, Juan Jesus, Seck e Vermaelen) non aiuta, almeno per la ricerca immediata di sincronismi, scaglionamenti e coperture. Il reparto in casa Roma lo cura Daniele Baldini, un assistente di Spalletti che la materia la conosce molto bene e che ha già dimostrato in passato tutta la sua bravura. Baldini ci sta lavorando su fin da Pinzolo, ma il fatto che poi i giocatori siano arrivati con tempistiche e inserimenti diversi non ha certo aiutato. E poi c’è il discorso della qualità e dello stato di forma, forse la cosa che allarma di più allo stato attuale.
ASSESTAMENTI – Oggi che si giochi a 4 o a 3 la retroguardia non riesce mai a trovare stabilità e compattezza. Anche perché la coppia di centrali (Manolas-Vermaelen) deve ancora conoscersi e capirsi, con un problema per parte: Manolas sembra turbato dalla questione contratto e dall’inizio della stagione non ha ancora mai fatto una prestazione delle sue; Vermaelen è arrivato con pochi allenamenti sulle gambe e deve ancora trovare ritmo e forma. Lui deve essere il regista difensivo, ha qualità, la speranza della Roma è che si sbrighi a ritrovarsi. Gli altri due centrali nuovi, invece, non convincono in pieno, anche se per motivi diversi: Juan Jesus (che può giocare anche terzino sinistro) non ha ancora mai regalato una prova positiva, spesso in difficoltà sull’uomo e in marcatura; Fazio ha un buon piede e centimetri da sfruttare per dominare l’area di testa, ma non convince sul piano della velocità. Poi c’è il problema degli esterni: Emerson a sinistra è ancora acerbo ed allora Spalletti ci ha girato Bruno Peres, rimettendo a destra un Florenzi oramai chiaramente in difficoltà con il ruolo. L’infortunio di Mario Rui ha complicato maledettamente le cose (la coppia ideale sarebbe stata il portoghese a sinistra e Bruno Peres a destra), la soluzione può essere il ritorno di Rüdiger (ok ieri i test di forza e resistenza per la stabilità del ginocchio destro, rientro in un mese) a destra, con Peres a sinistra (in attesa della crescita di Emerson). In attesa infine di capire se Szczesny resterà il portiere titolare o si ridarà fiducia ad Alisson, la speranza è quella di trovare il prima possibile assetto e stabilità.
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)
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