Kostas Manolas e Luciano Spalletti

«Come si colma il gap con la Juventus? Innanzitutto prendendo meno gol, come fanno loro». Testo di Luciano Spalletti. In effetti se è sempre possibile fare meglio di 29 reti segnate in 12 partite (2,41 di media), per ricucire lo strappo dai bianconeri la Roma deve registrare il reparto arretrato. In quest’ottica, qualche miglioramento c’è stato. Un mese fa i giallorossi erano terzi a -5 dalla squadra di Allegri, avevano sempre il miglior attacco del torneo (16) ma soltanto la decima difesa (9 gol subiti) dietro Juventus, Napoli, Lazio, Chievo, Genoa, Torino, Inter, Fiorentina e addirittura Palermo. Nelle ultime 5 gare, complice il rientro di Ruediger, la rinuncia di Spalletti alla difesa con due esterni offensivi come Florenzi e Peres e il maggior affiatamento della coppia Manolas-Fazio, il reparto ha subito appena 3 gol, risultando imbattuto nelle ultime due partite con Empoli e Bologna. Risultato: la difesa con 12 reti al passivo ha scalato posizioni passando dal decimo al quarto posto (ora è dietro soltanto Juventus, Genoa e Fiorentina) e la Roma da terza è diventata seconda in classifica, accorciando di un punto il distacco da Buffon e compagni.

La svolta c’è stata con la decisione di tornare all’antico. Perché la prima idea, una volta sbarcato nella capitale a gennaio al posto di Garcia, era proprio quella di puntare sulla difesa ‘tre e mezzo’. Dopo Roma-Frosinone (30 gennaio) Spalletti aveva spiegato in modo semplice quale fosse il suo intendimento tattico: «L’idea è girare palla a tre e difendere a quattro perché El Shaarawy attacca il terzino avversario e Zukanovic chiude in fascia. Dovrebbe essere una cosa normale». Con il tempo si è reso conto che tanto normale non era. Perché la Roma conosceva soltanto un modo per difendersi: alzare il baricentro e cercare l’anticipo sull’attaccante avversario, anche fin dentro la metà campo avversaria, contando poi sulle doti di sprinter alla Vierchowood di Ruediger per gli eventuali recuperi. Dopo aver trovato la formula vincente del ‘falso nueve’ nel finale della passata stagione, anche quest’anno il tecnico è ripartito con la difesa a quattro. Ad un certo punto però gli infortuni a catena nel reparto gli hanno lasciato per le fasce difensive soltanto Florenzi, Peres, Emerson e Juan Jesus. Tradotto: tre ali e un difensore che ha palesato evidenti limiti tecnici anche nel suo ruolo naturale, quello di centrale. Per un po’ Lucio ha provato ad osare. Ma ben presto si è reso conto che la squadra non poteva sostenere tanti calciatori offensivi. Napoli è stata la svolta. Nell’emergenza, Spalletti ha ritrovato la compattezza perduta, rinunciando ad un terzino di spinta (Peres, infortunato nell’occasione) e inserendo un difensore di contenimento, lasciando al gruppo di Sarri il possesso-palla, abbassando il baricentro e accorciando le distanze tra i reparti. Di colpo la Roma si è ritrovata.

Ora le cose non possono che migliorare. Perché Lucio continua a recuperare i pezzi mancanti. Già il rientro di Ruediger si è fatto sentire: sarà un caso ma con l’esplosività del tedesco, nelle ultime due gare di campionato Szczesny non ha subito gol. A Bergamo tornerà Manolas, per il derby potrebbero rivedersi tra i convocati Mario Rui e Vermaelen, seppur a Trigoria non intendono sbilanciarsi visto che ormai il belga ha toccato gli 80 giorni di stop (ultima gara disputata, Cagliari-Roma del 28 agosto), a metà della prossima settimana dovrebbe tornare ad allenarsi con i compagni. Con la difesa al completo, aspettando nel 2017 il rientro di Florenzi (che a quel punto però potrebbe slittare in mediana) Spalletti, perseguendo il concetto ‘si gioca palla a tre ma si difende a quattro’ può iniziare a divertirsi. Perché se la Roma continua a segnare come sta facendo e migliora in difesa, quattro punti di ritardo Possono essere colmati.

(Il Messaggero – S. Carina)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨