Mai come stavolta il risultato va oltre la classifica. La Roma, ospitando stasera la Juventus all’Olimpico, deve pensare soprattutto a se stessa e alla sua tifoseria. Questione di orgoglio, rispetto e onore. Perché se è vero che il successo, a prescindere dal verdetto nella gara del pomeriggio tra il Torino e il Napoli, darebbe la (quasi) certezza del 2° posto e quindi dell’accesso diretto alla nuova edizione della Champions, battere la capolista significa anche non farla festeggiare, proprio qui, il suo storico 6°scudetto di fila.Perché, vale la pena ricordarlo, ai bianconeri di Allegri basta 1 punto per confermarsi campioni. E per cominciare, nella Capitale, il percorso che li può portare al Triplete. Mercoledì sera, sempre sotto la collina di Monte Mario, affronteranno la Lazio nella finale di Coppa Italia. In 4 giorni, insomma, puntano all’accoppiata vincente per dedicarsi poi all’obiettivo principale, la sfida del 3 giugno a Cardiff contro il Real di Zidane, per conquistare anche l’Europa.
STESSO RENDIMENTO La Juve e la Roma, dal 17 dicembre, hanno viaggiato allastessa velocità: 43 punti, dopo la sfida dello Stadium persa dai giallorossi (1-0), in 18 partite. Il distacco, dunque, non è cambiato, con i bianconeri a +7. Così come le posizioni, con Allegri al comando e Spalletti a inseguire. Curiosamente pure il Napoli ha raccolto gli stessi punti, tant’è vero che è rimasto al 3° posto e, quindi, a -1 dal 2°. La Champions, e lo confermano proprio le statistiche, non ha distratto nè fiaccato la capolista. E soprattutto le inseguitrici non sono riuscite ad alzare il ritmo quando sono finite fuori dalle coppe. Il gap, come ha riconosciuto Spalletti, è al momento incolmabile. Chi è davanti ha comunque avuto anche la capacità di gestire il vantaggio, chi sta dietro non è stato invece nemmeno in grado di accennare la rimonta. Carattere, rosa e affidabilità hanno fatto la differenza nella fase cruciale.
MODULO RIVISITATO La Roma, nell’ultimo scontro diretto del torneo e davanti a 50mila spettatori, deve rinunciare al suo capocannoniere Dzeko, 27 reti in A e 37 stagionali. La formula senza centravanti è inedita per quest’annata, ma risultò efficace nel girone di ritorno del campionato passato. Dzeko restò spesso in panchina, lasciando spazio in avanti a Salah ed El Shaarawy sui lati e a Nainggolan e Perotti in mezzo, nel 4-3-1-2 che spesso si trasformò nell’imprevedibile 4-2-4. Stasera quel sistema di gioco non è del tutto replicabile perché il centrocampo non è più lo stesso: Keita e Pjanic, quest’ultimo per la prima volta all’Olimpico da ex, sono andati via. E, come se non bastasse, mancherà pure lo squalificato Strootman che lascerà ancora il posto a Paredes. In più proprio Nainggolan e Perotti sono stati appena recuperati (tra i 22 convocati, pure la mezzala Frattesi e il centravanti Tumminello). Se la caviglia di Perotti non darà garanzie, c’è pronto Peres per il 4-2-3-1. Se Spalletti, a digiuno di successi in serie Acontro laJuve, è chiamato a valutare le condizioni fisiche di alcuni titolari, Allegri ha già perso Khedira e Marchisio (riapparso in gruppo al fotofinish) e programmato il nuovo turnover, come è accaduto nel derby di domenica scorsa, con Lichtsteiner, Benatia, Asamoah e Rincon dentro dall’inizio. E magari con Sturaro: uscirebbe Mandzukic.
PRECEDENTE INDIMENTICABILE Mihajlovic, intanto, potrebbe ripetersi 24 anni dopo e lanciare ancora Totti, come fece a Brescia, il 28 marzo 1993, nel giorno dell’esordio in serie A del capitano. Quel pomeriggio consigliò a Boskov di far debuttare, a 16 anni e mezzo, il miglior pischello del settore giovanile giallorosso. Adesso Sinisa, da allenatore granata e non più da compagno, ha la possibilità di chiudere la lunga favola, fermando il Napoli (basta non farlo vincere) e spingendo di nuovo in campo Francesco, dalla panchina o, se non è troppo, pure da titolare, perché il successo non sarebbe più obbligato, almeno per tenersi il 2° posto. E senza, dunque, aspettare fino al 28 maggio l’unica partita da sold out di questa stagione: Roma-Genoa. Che potrebbe contare poco per la classifica, non per i tifosi giallorossi, uniti e finalmente anche numerosi nel saluto al loro campione.
LITE PARTENOPEA Sarri e De Laurentiis trovano, invece, il modo di litigare pure in piena volata Champions. Il tecnico, riconoscendo al presidente il coraggio di averlo assunto, avverte: «Con il prossimo contratto mi vorrei arricchire. Lo devo alla mia famiglia». De Laurentiis, però, non condivide e diventa feroce: «Quando sarà scaduto il contratto in essere, verificheremo quanti scudetti ha conquistato, quante volte saremo arrivati in finale e se avremo vinto qualcosa in Europa, e sarà giusto anche dargli quello che merita». Sarri torna in bilico. Ma piace a chi deve cambiare. L’Inter sta alla finestra. Come la Roma
(Il Messaggero – U. Trani)
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