Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO DERBY – Da Lisbona a Roma, c’è un viaggio sentimentale da compiere, assai più lungo dei 2.500 chilometri che le dividono. Per ciò che lo riguarda, José Mourinho ci ha messo trent’anni per metabolizzare un percorso da derby che lo ha portato attraverso le stracittadine di Portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna. Città diverse, stili diversi, scrive La Gazzetta dello Sport.

In comune, quasi sempre, c’è stato il fatto di aver dovuto rivestire il ruolo di condottiero di una tifoseria, che non avrebbe mai accettato la sconfitta. Dallo Sporting alla Roma, adesso sulla propria testa c’è l’ombra di una lupa a caccia della rivincita dopo la sconfitta nel derby d’andata. E l’allenatore portoghese si muoverà come sempre, secondo quei principi che abbiamo provato a sintetizzare nel decalogo laico che vedete a fianco.

Ciò che conta, d’altronde, è mantenere uno spirito che oscilli tra la leggerezza (ieri, in preconferenza, canticchiava) e le ruvidezze (quelle riservate a Zeman e il poco elegante conto alla rovescia dopo ogni domanda). Impressioni? La tensione dello Special One, stavolta, è più alta di ciò che si crede.

«Partite del genere danno sempre qualcosa in più delle altre. Non faccio graduatorie. Tutti sono passionali. Quando lo gioco non lo faccio pensando a me stesso, ma a quelli che storicamente danno sangue, da quando sono nati, cioè i tifosi. Ora gioco per quelli della Roma. Il primo è stato il derby di Lisbona, ma per me adesso ormai sono tanti ora, alle emozioni sono abituato, In ogni caso, dopo due anni di pandemia, sarà un ambiente più bello. Il calcio senza tifosi non è calcio e il derby senza tifosi non è derby».

Proprio per questo stavolta la necessità di lottare, così come da iconografia più tradizionale. Tra l’altro, alla luce dei risultati riafferrati, la capacità di lottare non manca. «Questa squadra ha una caratteristica che mi fa pensare come un risultato migliore sia sempre possibile fino alla fine». Il gioco, per il tecnico, sembra quasi un accessorio. Per questo replica con superbia alle critiche “estetiche” di Zeman. «Uno con 25 titoli non può rispondere a uno con due Serie B. Se mi si parla di Trapattoni o Capello bene, però Zeman…».

Accantonando il palmares, ciò che conta è la sfida di oggi. Così Mourinho innanzitutto ufficializza la disponibilità di Pellegrini («che non è al meglio, ma giocherà»), mentre non proferisce parola sulla scelta più complessa, cioè quella di esterno di fascia sinistra. Teoricamente può scegliere fra Zalewski, Vina, El Shaarawy e anche Maitland-Niles, ma saranno i primi tre a disputarsi il posto. In difesa, invece, c’è Kumbulla in lieve vantaggio su Ibanez, mentre in mediana c’è Oliveira che insidia uno tra Cristante e Mkhitaryan.

Davanti, tocca a Zaniolo dimostrare tutta la sua voglia, perché il posto assicurato ormai non l’ha più nemmeno lui. D’altra parte, i dettami di Mourinho sono chiari: mangiare bene, dormire bene, essere aggressivi e “fisici” sul campo e cercare il successo come medicina. «La Roma che mi piace di più è quella che vince e domani (oggi, bdr) voglio una Roma che vince». Per Mou tutto il resto è noia.



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