E’ troppo presto per giudicare la Roma, ancora da assemblare e quindi tutta da scoprire. Ma la Chanpions non aspetta, come conferma il calendario che piazza, stasera all’Estadio do Dragao, il primo ostacolo della stagione: ecco subito l’andata del playoff contro il Porto, novità nella storia del club giallorosso che, fino a questa edizione, ha sempre partecipato direttamente alla fase a gironi. Il ritorno martedì prossimo all’Olimpico. Dentro o fuori, in due partite delicate e fondamentali. In mezzo il via in campionato, sabato contro l’Udinese. Non c’è nemmeno il tempo per riprendere fiato. La partenza in apnea desta curiosità e al tempo stesso preoccupazione. Spalletti, però, è fiducioso. «Siamo pronti». Se lo dice lui, bisogna credergli.

PERCORSO DA DECIFRARE – L’Italia recentemente ha spesso sbandato ai preliminari. Solo il Milan, 3 stagioni fa contro il Psv, non ha fatto cilecca negli ultimi 6 anni. Lucio, però, si preoccupa solo di scegliere i giocatori giusti: «Sappiamo che sarà una gara fondamentale per noi». Perché la Roma è costretta a giocarsi la Champions senza essere ancora collaudata. Il lavoro è appena iniziato e la rosa è stata di nuovo rivoluzionata. Queste due sfide in sette giorni, in questo senso, diventano ulteriormente complicate. Oggi la squadra è scontatamente impreparata e invece deve già dare il massimo. Le certezze, però, esistono. Quelle conosciute: Manolas, Nainggolan, Perotti e Salah. Alcune sono nuove: Vermaelen e, tesserato al fotofinish, Bruno Peres. Altre si aggiungono: Strootman, recuperato dopo il terzo intervento al ginocchio, e De Rossi, rilanciato dall’Europeo. Non mancano, insomma, nè l’esperienza nè la qualità. L’affiatamento e la sintonia sono però da trovare. Del resto Spalletti sarà costretto a far debuttare Vermaelen che è appena arrivato, a spostare Juan Jesus a sinistra e magari a scegliere Alisson in porta perché Szczesny è tornato a Trigoria più tardi del previsto. Dietro tre volti nuovi su cinque: con Manolas confermato Florenzi, anche se presto l’allenatore lo sposterà più avanti.

ROSA QUASI COMPLETA – Il futuro è all’Estadio do Dragao, 40 mila spettatori e 20 gradi previsti (il fresco aiuta, di questi tempi, più del pubblico). Perché la Champions rende il club più ricco (subito 30 milioni). Il prestigio lo porta in campo il Porto che spaventa più per il palmares che per il 4-1-4-1 di Espirito Santo, fragile e lento in difesa. Nei singoli sicuramente è migliore la Roma. Lo stesso allenatore giallorosso va fiero del suo gruppo: «Sono partiti giocatori forti, altri bravi ne sono arrivati. Purtroppo qualcuno è infortunato. Ma chi è qui ha esperienza. E dà una spinta di professionalità al nostro spogliatoio che fa crescere il carattere della squadra. Che vi assicuro è forte, anche nelle riserve che sono di primo piano». Non fa paragoni con la stagione passata, ma sembra entusiasta. Ha appena avuto da Pallotta pure Bruno Peres. «Può giocare sulle due corsie, è giocatore a tutta fascia. Ci permette di usare la difesa a tre o a quattro. Proprio il calciatore che serviva per essere competitivi». Lucio annuncia che Strootman sarà titolare (l’olandese ha lavorato a parte domenica e lunedì). Non si sbilancia invece sul portiere, ma avverte: «Non ho la ricetta per vincere sempre, so invece come si perde di sicuro: facendo una formazione per accontentare tutti. Con me non succede, perché gioca il meglio. Il ballottaggio c’è per tutti ruoli, non capisco perché non ci possa essere tra Szczesny e Alisson». Di sicuro prosegue tra El Shaarawy e Dzeko. Il centravanti per esserci «deve aiutare la squadra». Spalletti spiega che la questione riguarda tutti: «In una partita un giocatore ha la palla per un minuto e mezzo. Io sto attento a quello che mettono nello zaino negli altri ottantotto e mezzo. Voi guardate solo il gol».

(Il Messaggero – U. Trani)



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