(Il Messaggero – U. Trani) Més que un Club. Motto, slogan o nessuno dei due. Ma è lì stampato al Camp Nou e sul cuore dei 160 mila soci del Barça e dei milioni di tifosi blaugrana. Perché, entrando nell’astronave catalana, non giochi solo contro Messi e Suarez, Piquè e Iniesta. La squadra è il simbolo della città, del Paese, cioè della Catalogna. E quindi ha la sua identità, la sua storia, la sua lingua e il suo modo di essere e pensare. Di vivere, anche il calcio. La Roma conosce il pianeta e gli extraterrestri che lo abitano. E’ già stata qui, l’ultima volta poco più di 2 anni fa. Finì malissimo il 24 novembre 2015, contro i campioni d’Europa in carica, allenati dall’ex giallorosso Luis Enrique: 6-1, set senza storia. Segnò Dzeko, dopo aver fallito un rigore. Sempre lui, ieri come oggi. Ma almeno passò agli ottavi, giocati poi senza segnare, con Spalletti in panchina al posto di Garcia, e quindi senza interrompere il volo verso il trionfo del Real di Zidane. Adesso è di nuovo qui. Ma se avesse potuto scegliere, avrebbe certamente preferito festeggiare il 100° match in Champions da un’altra parte e soprattutto contro altri rivali.

NUOVO TENTATIVO – La presenza è solo la numero 4: la Roma, dopo 10 anni, riscopre i quarti di finale. Non è il suo mondo. La sfida, insomma, è condizionata dalla storia. Quella giallorossa prima ancora di quella del Barça. L’unica qualificazione, per giocare le semifinali, con Liedholm, nella Coppa dei Campioni del 1983-1984, eliminando la Dinamo Berlino. Sempre cilecca, invece, in Champions. Nel 2007 e nel 2008, in entrambi i casi contro lo United e con Spalletti allenatore. Ko nelle ultime 3 partite di fila, subendo 10 gol e segnandone 1 all’Old Trafford la sera dell’umiliante 7 a 1. Stasera sarà entusiasmante riprovarci, sapendo che il vento è contrario già prima del fischio di inizio dell’olandese Makkelie che, 13 mesi fa e proprio in Spagna, è stato l’arbitro del largo successo, 4 a 0, contro il Villarreal nell’andata dei sedicesimi di Europa League. E’ l’unico totem a cui guardare. Il percorso del Barcellona, con la migliore difesa di questa edizione (solo 2 gol incassati in 8 partite), è inutile guardarlo. I blaugrana vivono da protagonisti il torneo. E, dopo aver eliminato il Chelsea di Conte agli ottavi, si sono presentati ai quarti per l’11° anno di fila. E’ record, ovviamente. E in casa non perde da 25 gare (23 vittorie e 2 pareggi). Tutto questo, dominando nella Liga: 9 punti di vantaggio sull’Atletico Madrid di Simeone e Messi capocannoniere con 26 gol, seguito da Suarez comunque a quota 22. A proposito: il centravanti, in Champions, si è fermato nella notte della storica remuntada contro il Psg di Emery. E’ a digiuno dall’8 marzo del 2017. Meglio non fidarsi.

NAINGGOLAN, OGGI IL TEST – Di Francesco, e lo ha chiarito in pubblico, userà la tattica per limitare la qualità. E’ l’unica arma della Roma contro il Barça che è più organizzato di quanto si possa credere. Il 4-3-3, in fase difensiva il 4-1-4-1, prevede il pressing già su Piquè e Umtiti. La mossa che Valverde conosce bene, essendo caduto nella trappola del collega, il 15 settembre 2016 a Bilbao, da tecnico dell’Athletic. Finì 3 a 0 per il Sassuolo, in Europa League. Stasera è la Champions, con Messi e il Camp Nou. Ancora in dubbio Nainggolan, pronto Pellegrini, c’è da scegliere l’esterno alto a destra, nel tridente in cui Dzeko sarà il centravanti: El Shaarawy o Florenzi (in questo caso con Peres terzino). In quel ruolo, nel Barça, Dembelè più di Paulinho.



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