Il debutto della Roma in Europa League è fiacco. Più nella prestazione che nel risultato. A Plzen, contro il Viktoria, i giallorossi fanno poco o niente per prendersi i 3 punti. L’impressione è quella di sempre: il torneo, per il momento, è snobbato o almeno messo in secondo piano. Priorità al campionato, così fanno intendere Spalletti e i giocatori. L’1 a 1, santificato nei primi 11 minuti dal rigore di Perotti e dal colpo di testa di Bakos, è accettabile, anche se nel gruppo E, dopo il successo in Romania contro l’Astra Giurgiu, c’è già l’Austria Vienna in testa. Gli esperimenti fatti nel pomeriggio passato controvoglia alla Doosan Arena, con più calciatori di scorta in campo, sono serviti a poco. Tra i ricambi, l’unico promosso è Fazio.

MAXI ROTAZIONE – Spalletti, preservando diversi titolari per la partita di domenica al Franchi contro la Fiorentina, propone 5 novità nella formazione di partenza e lancia Gerson che, per la prima volta, ha spazio dall’inizio, confermando però di essere ancora fuori dal coro. Acerbo e statico nella sua eleganza. La mezza restaurazione non aiuta però la Roma che, ancora senza un’identità, fatica a comportarsi da squadra, soprattutto nella prima parte. La difesa è completamente rivoluzionata: in porta torna titolare, dopo un mese, Alisson, a destra c’è Peres, al centro Manolas nella circostanza è affiancato da Fazio e sinistra slitta Juan Jesus. Vermaelen (in dubbio per Firenze) non sta ancora bene e finisce in tribuna. Il sistema di gioco è ancora il 4-3-1-2, ma davanti mancano gli interpreti che provocarono il ribaltone contro la Sampdoria: Totti, Dzeko e Salah partono dalla panchina. E i primi due li vedremo solo nella ripresa. Tardi. Il trio offensivo è inedito: Perotti trequartista, dietro alle punte Iturbe ed El Shaarawy.

CONSUETA GAFFE – La partita si mette bene con il 5° rigore in 6 gare, il primo in Europa. Se lo conquista El Shaarawy, steso proprio all’alba del match da Mateju. Perotti trasforma per il vantaggio. Ma è dietro che la Roma continua a sbandare, allungando la sua preoccupante serie negativa. Prende gol anche qui. E’ successo in 32 delle ultime 33 partite nelle coppe continentali. Sbaglia il singolo, è vero. Che, per la verità, è anche recidivo. Si addormenta in area Juan Jesus e Bakos fa gol di testa con Alisson che forse è in ritardo. Il portiere si riscatta presto e, in volo, neutralizza la deviazione aerea di Duris.

FASE D’ATTESA – Il Viktoria, con il suo semplice e ordinato 4-4-2, resta in partita senza faticare. Ma è la Roma a restare bassa e timida nella sua metà campo, rendendo più tranquillo il pomeriggio alla formazione di Pivarnik. Manca la spinta sulle fasce di Peres, stranamente timido e bloccato, e ovviamente quella di Juan Jesus che ormai va in difficoltà in qualsiasi posizione e contro ogni avversario. Paredes, in regia al posto dello squalificato De Rossi, è spaesato. Nainggolan va spesso per conto suo e Gerson guarda, sentendosi estraneo al progetto tattico del tecnico. Da mezzala sinistra si accontenta di qualche tocco laterale, senza mai accelerare o provare a essere più intraprendente. In attacco i giallorossi si accendono parzialmente a sinistra. El Shaarawy, dopo aver conquistato il rigore del momentaneo 1 a 0, riparte e permette a Nainggolan di colpire il palo che sarà l’unica vera occasione del match. Anche Perotti si trova meglio su quella fascia. A destra Iturbe è come se non ci fosse. Ormai fa tenerezza. Non sa dove andare e che cosa fare.

NUOVO ASSETTO – Spalletti, nella ripresa, cambia il sistema di gioco: entra Dzeko per Gerson e per il 4-2-3-1. Con il centravanti, in questa stagione, la Roma è più squadra. E con Florenzi per Iturbe e Totti (standing ovation anche qui) per El Shaarawy è anche più logica. Ma ormai è notte, pure nella Boemia occidentale.

(Il Messaggero – U. Trani)



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