Rassegna stampa
Roma, la svolta è nei tre tenori: gol e fantasia per Dzeko
NOTIZIE AS ROMA DZEKO – Subito dopo Napoli, Paulo Fonseca lo aveva detto che non avrebbe cambiato molto. Qualcosa però sì, perché poi le limature vanno sempre date. E così il 3-5-2 del San Paolo è diventato il 3-4-2-1 dell’Olimpico, con il Parma.
Una differenza sottile, ma che in realtà fa tutta la differenza del mondo. Perché con i due trequartisti (Pellegrini e Mkhitaryan) alle spalle della punta (Dzeko) la Roma ha trovato più palleggio e pericolosità in fase offensiva. «Con questo assetto riusciamo a pressare meglio ed a creare più occasioni», ha detto subito dopo la vittoria con gli emiliani l’allenatore portoghese.
Ed è verità assoluta. Perché se a Napoli la Roma qualcosa aveva prodotto, ma lavorando soprattutto sulle ripartenze, con il «triangolo» offensivo di mercoledì sera la squadra giallorossa è stata pericolosa tante volte. Riuscendo anche nel contempo ad impedire l’impostazione dal basso agli avversari.
Insomma, non è una svolta tattica, ci mancherebbe. Ma è un correttivo in corsa che aiuta. E che cambia tanto. Con questo sistema, tra l’altro, Fonseca si può permettere di tenere vicino alla punta Mkhitaryan, che in 22 partite ha sfornato ben 8 gol e 5 assist.
Insomma, un giocatore che deve essere vicino alla porta e che, invece, nel 3-5-2 di Napoli era stato schierato praticamente a centrocampo come palleggiatore, lasciando a Kluivert il compito di dare assistenza in fase offensiva a Dzeko. Micki, tra l’altro, a Brescia domani sera non potrà esserci causa squalifica ed allora al suo posto Fonseca dovrebbe mandare in campo Perotti, dandogli un’altra chance dopo la prova da dimenticare contro l’Udinese.
Resta, però, che appena Mkhitaryan tornerà a disposizione (e quindi già nella sfida contro il Verona del 15 luglio) sarà di nuovo lui ad occupare quella casella. Perché è un giocatore di un’intelligenza sopraffina e perché ha qualità tecniche importanti. Da sfruttare, appunto, negli ultimi trenta metri di campo. Come dimostra del resto anche la stessa partita vinta con il Parma, dove l’armeno ha prima sfruttato un bel velo di Pellegrini per insaccare il gol dell’1-1 e poi costruito in velocità la rete decisiva di Veretout, nella ripresa.
Ma se Mkhitaryan è stato decisivo e molto probabilmente il migliore in campo (insieme proprio a Veretout, autentico polmone vivente), a fare la differenza con il Parma è stato anche un ottimo Lorenzo Pellegrini. Per il velo sul gol del pari, per quel palo sfortunato che ha colpito nel primo tempo, ma anche per tutta una serie di belle giocate di cui ha vissuto la sua partita, compresi una serie di palloni messi in mezzo in modo elegante e pericoloso.
D’altronde, quando i piedi buoni si accompagnano, è facile che i pericoli crescano. Così si è visto spesso dialogare nello stretto anche tutti e tre i tenori della Roma: Pellegrini, Mkhitaryan e Dzeko (l’unico un po’ al di sotto dei suoi standard abituali). Piedi eleganti, appunto, che sanno anche come trovarsi tra di loro.
È chiaro che poi, strada facendo, la Roma possa tornare a giocare anche con il 4-2-3-1 e quindi con tre trequartisti alle spalle di Dzeko. Ma con il sistema attuale, per i due che supportano la punta la situazione è molto più fluida. Perché hanno più spazio per muoversi con libertà e perché spesso e volentieri hanno anche l’eventuale assistenza dell’esterno a tutta fascia di riferimento.
Contro il Parma, infatti, si sono visti anche giochi a due (o a tre) tra Pellegrini e Peres da una parte e Mkhitaryan e Spinazzola dall’altra. Insomma, così i trequartisti sono meno vincolati ai compiti tattici del 4-2-3-1 e più liberi di inventare e creare. E forse è anche per questo che la Roma è tornata a produrre una serie importante di occasioni da gol. Perché la fantasia vuole fantasia. E con Pellegrini e Mkhitaryan anche Dzeko può far meglio.
(Gazzetta dello Sport)
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