Eusebio Di Francesco

(Il Messaggero – U. Trani) Adesso il debuttante Di Francesco è davvero al centro della Roma. L’ha definitivamente conquistata con la promozione ai quarti di Champions. Ha convinto chi lavora dentro Trigoria e chi va allo stadio, quindi la società che lo ha voluto dopo l’addio di Spalletti e la tifoseria che non lo ha mai abbandonato nemmeno nella frenata improvvisa tra fine dicembre e inizio gennaio. Soprattutto ha fatto presa su chi lo deve seguire in campo, negli addestramenti quotidiani e ovviamente nelle partite. Ha usato il lavoro e il dialogo, la chiarezza e anche la sincerità. È stato aziendalista quando ha dovuto sostenere la proprietà, ma ha saputo anche mettere le cose in chiaro per non bluffare davanti alla gente. L’abbraccio di Dzeko, davanti alla panchina, per celebrare la qualificazione è la sintesi del suo programma. E del patto fatto con il centravanti un mese e mezzo fa: Edin ha scelto di restare, Eusebio se lo è goduto nelle due sfide contro lo Shakhtar. Decisivi, insieme.

PENSIERO POSITIVO – Il calcio italiano, dunque, non è solo (s)Ventura. Fuori dal mondiale, ma al top in Europa con 3 allenatori nei quarti di Champions: Allegri, Montella e Di Francesco. La novità del torneo è proprio Eusebio. Che, al momento di prendersi il palcoscenico, si è presentato in pubblico come fa in privato. Si è stretto forte al suo gruppo, anche se lo avrebbe giustamente voluto più completo. Non ha, insomma, mai pianto per quello che gli è mancato, lasciando le lamentele ad altri colleghi magari più celebrati. Domenica sera, dopo Inter-Napoli, l’ultimo sfogo di Sarri: «Non siamo né la squadra più ricca né la più forte d’Italia: non abbiamo l’obbligo di vincere». L’ex tecnico giallorosso Spalletti, al termine della stessa partita, ha addirittura scaricato i suoi calciatori in diretta tv: «Non abbiamo mai giocato un grandissimo calcio, perché secondo me non abbiamo tutta quella qualità che si dice». Di Francesco non è così. Ha sempre cercato di migliorare ogni interprete, con una seduta video in più o un’esercitazione supplementare. O intervenendo, come all’inizio del nuovo anno, sulla preparazione atletica. «E prendendomi magari un rischio…». E ha chiarito quali difetti, lui per primo, avrebbe dovuto correggere.



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