Il preliminare si avvicina, la Roma è ancora distante. E non perché sta lavorando negli Usa. Lontana, nel senso di incompleta, come sa bene il garante Spalletti. Che, però, è anche il tecnico e quindi deve essere messo nella condizione migliore per preparare l’appuntamento «vitale», come ha ricordato qualche giorno fa Baldissoni, dg con pieni poteri. Lucio, da aziendalista consacrato, non si lamenta in pubblico. E fa bene. Ma è chiaro che non basta lavorare seriamente in allenamento (è, comunque, già qualcosa). Perché, per essere subito all’altezza dell’Evento, la rosa va sistemata, definendola almeno nei ruoli scoperti. La prima partita, a chi lo avesse dimenticato, è tra tre settimane. Ventuno giorni, se si giocherà mercoledì 17 agosto, addirittura solo venti se il debutto in Europa ci sarà martedì 16.

MINIMO INDISPENSABILE – La Roma è chiamata a dare un senso a questa fase di preparazione che porta al preliminare di Chamions e, sempre nella stessa settimana, al debutto in campionato contro l’Udinese. Non è il superfluo da mettere a disposizione di Spalletti, ma il necessario. Perché, anche per come sta andando il mercato, non è certo utile mettersi a fare i paragoni con chi compra di più (e meglio) e quindi con la Juve. Sono leciti, è vero. Ma con i playoff ormai in vista, pure inutili e soprattutto dolorosi. Sabatini sta facendo il massimo per ottenere il minimo. Che è quello che serve al tecnico per le due gare in Europa. L’urgenza è in difesa, sulla fascia destra. Manca il terzino. Lucio, quando ha ufficializzato i convocati per la tournée negli Usa, ha piazzato Florenzi tra i centrocampisti. Messaggio inequivocabile alla società e al giocatore. Che ieri, per la prima volta dopo l’Europeo, è tornato a giocare una partita. Nel test contro i Boston Bolts è stato usato nel tridente d’attacco. A sinistra. Da esterno basso, a destra, è di nuovo finito il mancino Emerson, adattamento stagionale per la piena (e perdurante) emergenza. Lì manca il titolare e anche il vice. Basterebbe anche solo il primo, magari in fretta, per vedere lo champagne uscire finalmente dal frigo. Il ds aspetta solo che gli capiti l’occasione buona, più che il difensore giusto, per accontentare l’allenatore. E, se sarà fortunato nella trattativa decisiva, ne pagherà uno e, metaforicamente, ne acquisterà due. Come è già successo, a sinistra, con Juan Jesus. Centrale che sa fare pure il terzino. O viceversa. Al resto penserà Spalletti. La sua presenza rende giustamente tranquillo l’ambiente. Per i risultati del passato e dell’ultima stagione. Ma, al tempo stesso, non è corretto addossargli ogni responsabilità sul buon esito della nuova annata e in particolare dell’auspicata promozione alla fase a gironi di Champions.

COLPEVOLE RITARDO – Perché i pregi del tecnico sono quelli di uomo di campo. Non di comunicatore o di prestigiatore. Lui insegna calcio. Posizioni, movimenti e comportamenti. Ma se gli si riconosce l’attenzione scrupolosa nel lavoro tattico, bisogna seguirlo fino in fondo e consegnargli gran parte dei titolari (non tutti, ci mancherebbe) prima del preliminare. E, invece, non ha nemmeno quelli dati per scontati: Szczesny deve ancora arrivare negli States, Salah raggiungerà i compagni solo stasera (mezza tournée è andata). Situazioni diverse che però sono state gestite allo stesso modo. Con superficialità e lentezza. E, sommandosi alle operazioni ancora in fieri, vanno a incidere sul lavoro quotidiano. Se Lucio vuole addestrare la difesa per il preliminare, non può farlo. E di conseguenza non può essere la stella cometa della Roma. Basta leggere i titolari dell’ultimo test: in porta Alisson, da destra a sinistra Emerson, Gyomber, Juan Jesus e Mario Rui. A ottobre, quando rientrerà Ruediger, l’unico dei cinque nella formazione base sarà Mario Rui. Anche Gyomber, di questi tempi, è utile per far numero, però (poi, a quanto pare, sarà ceduto). Perché Manolas ha appena ripreso (ieri in campo nella seconda amichevole) e Ruediger è ancora convalescente. Al momento non sono i rinnovi proprio di Manolas e di Nainggolan a preoccupare. Sono sotto contratto e quindi non c’è fretta. Di tempo, da qui al preliminare, ne resta invece poco. E a prescindere da quella che potrà essere l’avversaria. Prima di pensare al rischio di vedersela con il City, il Porto e il Villarreal, bisogna completare la Roma. Che, poi, andrà anche arricchita (innanzitutto a centrocampo). Ovviamente, Champions permettendo.

(Il Messaggero – U. Trani)



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