AS ROMA NEWS EUROPA LEAGUE BUDAPEST – La quiete prima della tempesta. Giri per le strade di Budapest e quasi non ti rendi conto che qui, tra poche ore, andrà in scena la finale della seconda coppa europea, scrive il Corriere dello Sport.
Sarà per le vacanze di Pentecoste, sarà perché i prezzi dei biglietti per molti fan locali sono inaccessibili, sarà perché la città che sogna di ospitare le Olimpiadi, prima o poi, è per molti versi un cantiere a cielo aperto, ma la capitale dell’Ungheria sembra un po’ una bella – bellissima – addormentata.
Quando però si sveglia, quando iniziano a essere affissi i cartelloni, le gigantografia della coppa e delle squadre, allora ecco comparire anche qualche maglia della Roma o del Siviglia: i tifosi già ci sono, non sono tantissimi, ma si fanno sentire. E colorano una città che ha voglia d’Europa e di grande evento.
I giorni chiave saranno oggi e domani: sono attese 30.000 persone, qui contano di fare in due giorni l’incasso di un mese, molte strade, tra centro e zona intorno allo stadio, saranno chiuse al traffico. Perché il consiglio, quasi ossessivo, che viene ripetuto è quello di andare in metro o a piedi. «Lasciate perdere la macchina», dicono più o meno tutti. Anche se i taxi sono tanti e costano poco, il traffico si farà sentire. Si faranno sentire anche i romanisti e gli spagnoli che arriveranno e riempiranno, sembra non del tutto, la Puskas Arena.
Il teatro dei sogni, laddove c’è la coppa ma nessuno la vede (per ora). Dicono sia in una stanza blindata e dicono che a portarla in campo, dopo la cerimonia inaugurale, sarà Zoltan Gera, talento di qualche anno fa. Ieri lo stadio di Budapest era inaccessibile, potevano entrare solo i funzionari Uefa, i rappresentanti dei due club e le tv che avevano la gestione dell’evento: si sono fatte le prove del pre e del post partita, sono state anche messe le canzoni scelte dai due club (per la Roma l’inno sarà naturalmente “Roma Roma Roma” di Venditti) e il campo si presentava in condizioni perfette.
Sbirciando qua e là e andando oltre il severissimo servizio di sicurezza. Sicurezza che, fanno sapere le autorità locali, sarà molto rigida anche il giorno della partita perché Budapest vuole che tutto fili liscio e si mostri all’Europa il volto migliore. Il volto di una capitale classica, che è a Est e, quando può, vuole affacciarsi dall’altra parte per vedere l’effetto che fa. Un po’ come la Roma. Perché mentre il Siviglia, che è più abituato a notti così, ha scelto una vigilia light, Mourinho (di lui chiedono tutti gli ungheresi, l’altro nome più gettonato è Totti) ha optato per essere, come al solito, un blocco unico con la sua squadra. Lontano da tutto e tutti. Se dovesse andar via quella di domani sarebbe la sua ultima partita sulla panchina della Roma, visto che con lo Spezia è squalificato.
Questo stadio lo conosce, ci ha giocato nel 2021 contro il Wolfsberger e ha vinto 4-1. Era un altro mondo: il mondo del Covid, che qui in Ungheria per un certo periodo ha fatto meno paura, chissà perché, che altrove. E il mondo in cui Mou allenava il Tottenham: due mesi dopo sarebbe stato esonerato, tre mesi dopo sarebbe diventato l’allenatore della Roma. Cambiando per sempre il corso della storia di una squadra e di una città che non aspettavano altro che vivere notti così.
La realtà è che, indipendentemente da come finirà domani, basta fare due passi per Budapest per capire che il comune denominatore dei tifosi presenti in Ungheria è lo stesso di quelli che arriveranno oggi e domani o che invece resteranno a Roma: grazie a José Mourinho, e grazie a quello che ha costruito, i romanisti in un anno, vivranno due finali europee.
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