Per motivi diversi, la Roma si ritrova come asse principale della squadra tre giocatori “inaspettati”: Federico Fazio, Leandro Paredes e Edin Dzeko. Il primo arrivato come riserva del pacchetto difensivo, il secondo come unico regista e/o eterno uomo mercato, il terzo era dato per disperso e quest’anno si è riproposto ad altissimo livello. Due di loro, l’attaccante e il difensore, ormai sono titolari inamovibili, Paredes è l’uomo perennemente a caccio dell’occasione, e stavolta ne ha un’altra, vista l’assenza dello squalificato De Rossi. Tre, sempre per motivi diversi, le forze “nuove” della Roma.

PROVACI ANCORA LEO – Partiamo da Leo: alla sesta partita (subentrato 7 volte, in panchina 2, infortunato 5) da titolare in campionato. Ha giocato poco l’argentino, specie rispetto allo scorso anno, quando era il perno centrale dell’Empoli di Giampaolo. Quest’anno, un po’ per ragioni tattiche, un po’ per gli infortuni, non ha mai trovato il guizzo, la continuità. Leo a Udine ha l’occasione di rimettersi in mostra, di dare altri segnali di crescita. Forse nemmeno lui si aspettava di giocare così poco. Fino ad ora non ha né impressionato, né deluso, ma su di lui c’è una attenzione spasmodica, perché tanti sono convinti che sia un grande talento, forse ancora inespresso (Spalletti lo definì «meglio di Pjanic»). Udine può essere il palcoscenico giusto. Di sicuro da qui a breve troverà maggiore continuità, visto che ricomincerà l’Europa League (ha giocato già cinque partita da titolare) e partirà la Coppa Italia. Non è facile giocare pensando sempre di dover far vedere cose eccezionali, ma in questo momento la Roma ha bisogno di gente pronta.

QUESTIONE DI FEDE – E Paredes dovrà farsi trovare pronto, come spesso ripetono i calciatori («quando mi chiama il mister…» etc etc) nelle interviste. Chi si è fatto trovare pronto subito è stato Fazio, la vera rivelazione della Roma. Arrivato come uno in più, ora è un imprescindibile. Un difensore d’esperienza, forza, personalità e doti tecniche. Ci ha messo poco a inserirsi, lui sì, alla prima occasione ha fatto subito vedere che dentro la Roma ci può stare sul serio. Dalla quarta giornata di campionato non ha saltato un minuto: titolare sempre, per sedici volte, in due è subentrato e in una sola occasione è stato in panchina (Roma-Sampdoria). Titolare anche quattro volte su sei in Europa League. Spalletti, con uno come lui in campo, ha più facilità a impostare una squadra che sappia anche difendere a tre (o cinque). Federico ha dimostrato di trovarsi bene sia con Rudiger sia con Manolas, o con entrambi. Ventitrè partite con la maglia della Roma, nessuno avrebbe pensato a tanto, forse nemmeno chi lo ha consigliato la scorsa estate. Chi non è nuovo, ma si può definire “rinnovato”, è Dzeko. Ne abbiamo parlato tante volte: Edin è un altro giocatore rispetto allo scorso anno, e non soltanto se si guarda la casella dei gol segnati. E’ più uomo squadra, più integrato nel gruppo, più presente a se stesso.

EDIN MANCANTE – Segna, fa assist, partecipa alla manovra, è nove (18 gol in tutto, 13 in campionato, cinque in Europa League) e falso nove (cinque assist) allo stesso tempo. Il gol non manca, l’ultimo lo ha segnato prima di Natale, nella cara casalinga contro il Chievo. L’urlo in trasferta, questo sì, non si sente da fine ottobre, quando anche grazie a lui la Roma ha ribaltato il Sassuolo: era il 26 ottobre, c’è stato un altro terremoto nel centro Italia, Florenzi si è rotto i legamenti. Insomma, sembra passata una vita. A suo vantaggio va ricordato che lo scorso anno, proprio a Udine, Dzeko ha segnato il terzo dei suoi gol lontano dall’Olimpico. Era un mezzo Dzeko, ora è tutta un’altra storia.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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