NOTIZIE DERBY ROMA-LAZIO – Non è l’accoglienza di uno stadio quasi interamente ostile a spaventare Simone Inzaghi. Né Di Francesco potrà godersi col sorriso i 45mila (solo 13mila i laziali) che oggi daranno il bentornato al derby. II motivo è semplice: l’Olimpico, per entrambi, è diventato un nemico. Dallo scorso anno, e come se sull’anello del Foro Italico fosse calata una sorta di maledizione: Roma e Lazio fanno una fatica del diavolo a vincere lì, e basta pochissimo perche scivolino.

Quarantasei partite di campionato, equamente divise tra le due squadre, dall’inizio della stagione scorsa e nell’inizio di questa, compreso il derby in casa dell’altra. Di queste 46 partite, Roma e Lazio sono state capaci di vincerne solo la meta: 23. Una volta su due steccano, troppo per due club con l’intento dichiarato di meritarsi un posto in Champions League.

Lì, nel giardino di casa, la Lazio ha visto scivolarla via nel campionato passato, perdendo lo scontro diretto con l’ Inter all’ultima giornata – le sarebbe bastato il pari – ma anche buttando via punti con Genoa, Bologna, Torino. Anche dopo due vittorie interne in fila, lo scivolone col Napoli dell’esordio resta un memento che richiama anche l’allergia ai big match: l’ultima vittoria contro una grande e quella in casa Juve vecchia di un anno.

Se Inzaghi ci ha rimesso il quarto posto, a Di Francesco l’Olimpico rischiava di costare persino più caro. Con 1,81 punti raccolti in media a ogni incontro, il tecnico ha il peggior rendimento domestico della gestione americana dopo quello di Zeman, e la crisi della Roma, deflagrata a Bologna convincendo il presidente Pallotta a sondare l’idea di un cambio in panchina (eventualità non ancora scongiurata), ha messo radici con i pareggi interni contro Atalanta e Chievo, entrambe capaci di rimontare la Roma e persino terrorizzarla: il riscatto contro il Frosinone non ha cambiato granchè.

Anzi, è diventato scenario involontario per il ritorno della violenza dentro lo stadio: in curva Nord un romanista poi arrestato ha spinto una donna, che voleva difendere il marito insultato per un tatuaggio del Liverpool. L’ha fatta cadere per le scale, 30 giorni di prognosi. Il problema è che la maledizione dell’Olimpico pare aver contagiato pure i progetti per traslocare altrove. Prendete lo stadio di Tor di Valle, l’ambiziosissimo piano firmato Pallotta per dotare la Roma di un tempio proprio.

Quando l’iter burocratico pareva ai dettagli, l’arresto del socio e costruttore Parnasi (oggi ai domiciliari) ha paralizzato il percorso. E l’amministrazione Raggi non pare avere alcuna fretta di votare la variante che potrebbe dare il via libera alla realizzazione, per il timore che i sospetti inducano qualcuno (anche nella maggioranza) a votare contro. Lo stadio della Lazio s’è invece impantanato nei terreni sulla Tiberina a rischio esondazione su cui Lotito l’aveva immaginato: lì non si può, ora il presidente sta valutando un’area alternativa, magari in un comune limitrofo, per evitare le sabbie mobili della burocrazia capitolina. Per qualcuno, una vera maledizione.

(La Repubblica – G. Cardone/ M. Pinci)



FOTO: Credits by Shutterstock.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA

🚨SEGUICI IN DIRETTA🚨