Josè Mourinho

Non è una questione di semplici errori, perché quelli José Mourinho li perdona e li corregge. Al massimo, durante le riunioni a Trigoria, si arrabbia un po’ più del solito, scrive La Gazzetta dello Sport. È invece una questione di atteggiamenti. Su quelli il tecnico portoghese non transige. In campo, vedi la partita contro il Bodo/Glimt, e nello spogliatoio.

Se è convinto che qualche giocatore sia sceso sul terreno di gioco, a maggior ragione davanti a 400 tifosi giunti fino al Circolo Polare Artico, con poca cattiveria, pensando di fare una scampagnata, lui non ci passa sopra. Se qualcuno, poco prima del riscaldamento, passa il tempo su Instagram invece di ascoltare le indicazioni del preparatore, lui lo nota. E provvede.

Quelli che sono passati alla storia come gli «epurati di Bodo» e cioè Villar, Mayoral, Diawara e Kumbulla sono stati il caso più eclatante. Ma ci sono stati anche quei giocatori, in estate, fuori dal progetto tecnico che, d’accordo con il g.m. giallorosso Tiago Pinto e la proprietà, Mourinho ha scelto di far allenare in campi e orari diversi dalla squadra. E non è mai tornato indietro.

Serve rispetto: Zaniolo e Felix in “panchina”

Oltre agli atteggiamenti in campo Mourinho vuole poche, ma significative, regole fuori. È un allenatore molto attento alle esigenze dei calciatori, basti pensare che non ha detto nulla sulla festa mascherata a casa di Rui Patricio e basti pensare, soprattutto, che dà spesso il giorno libero dopo le partite anche quando ci sono turni infrasettimanali.

Quando qualcuno esagera, però, si regola di conseguenza. E quindi manda Felix in Primavera perché è tornato all’alba dalla discoteca e non fa giocare Zaniolo dall’inizio a La Spezia un po’ perché anche lui aveva fatto serata, da infortunato, e un po’ perché alcuni atteggiamenti prima della partita con il Verona non lo avevano fatto impazzire. Considerando, poi, l’impatto che ha avuto Nicolò sulla partita, domenica scorsa, nel secondo tempo, è evidente che Mou abbia saputo toccare i tasti giusti.

Rapporti diretti: con i suoi cerca sorrisi e contatto

Nello spogliatoio della Roma, salvo alcune eccezioni come in ogni gruppo, il clima è sereno. E dopo i disastri di un anno fa non era scontato. A dispetto dell’atteggiamento che ha nei confronti del mondo esterno, dagli arbitri alla stampa, con i suoi giocatori Mou è sorridente, ama scherzare, come dimostrano i video e le foto che pubblica.

La videochiamata a Diawara il giorno del suo compleanno, le scarpe regalate a Felix dopo la doppietta al Genoa, la cena offerta a tutti dopo il Sassuolo per le mille panchine sono solo alcuni esempi di come il portoghese si approccia al gruppo. Magari questa non è la rosa più forte che abbia mai allenato – e non ha perso occasione di ricordarlo -, ma sono persone con cui ha piacere a condividere momenti. Ha parlato spesso di feeling e empatia e nonostante sia uno abituato a dire cose anche un po’ per strategia in quel caso era davvero onesto: «Sono bravi ragazzi, è gente che mi piace».ù

Chi ha voglia viene premiato, come Kumbulla

Il caso Kumbulla è quello più eclatante, ma ci sono anche gli esempi di Bove e Zalewski, di Felix all’inizio, o del giovanissimo Volpato: se in allenamento dai il 100%, se hai i giusti comportamenti, per dirla alla Spalletti, Mourinho ti premia. E non guarda il nome che hai dietro la maglia, come magari può far pensare la carriera di uno abituato a lavorare con i campioni.

L’esempio più evidente è quello del giovane difensore albanese, lasciato fuori dopo il disastro di Bodo (sconfitta per 6-1) e diventato, ora, un semititolare. Il perché lo ha spiegato proprio José: «Due o tre mesi fa – ha detto l’allenatore poche settimane fa – non aveva la mia fiducia, adesso se l’è conquistata sul campo con il lavoro». Parole che non solo Marash ha apprezzato, ma sono state viste bene da tutto lo spogliatoio perché, come ha detto lo stesso difensore, «lui è uno sincero, onesto, che ti dice le cose in faccia».



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