Rassegna stampa
Roma, l’inquietudine di Mourinho: gli manca una punta
AS ROMA NEWS MOURINHO – Qualche giorno fa, quando abbiamo avuto l’onore di osservare una seduta di allenamento presso l’Estadio Municipal di Albufeira, è subito balzato agli occhi – nel lavoro di José Mourinho – qualcosa di diverso rispetto alla passata stagione: la sfrenata e continua ricerca della famigerata uscita/costruzione dal basso, scrive Il Messaggero.
Il giro palla dei difensori (un reparto che ora ha Ndicka che mostra forza fisica e anche un buon piede sinistro), poi si passa in mezzo (da Cristante, Aouar, Pellegrini e via dicendo) fino ad andare a giocare con gli attaccanti, che devono far salire la squadra, o con un lancio lungo (Mancini o Cristante docet) oppure attraverso il fraseggio (Pellegrini, Aouar, Matic e mister x in arrivo). E lì si interrompe il desiderio di Mou e la voglia di cambiare (e migliorare) un aspetto del proprio gioco.
Quando José vede che lì davanti, l’attaccante di turno perde il pallone, va su tutte le furie. Per due motivi: 1) Si interrompe una potenziale azione offensiva per un disagio tecnico 2) Si dà la possibilità agli avversari di ripartire velocemente, prendendo in controtempo la difesa, che in quel momento stava salendo per accompagnare l’azione. Un caso accaduto, ad esempio, nei primi minuti della ripresa della sfida con l’Estrela, quando Belotti ha perso un pallone e gli avversari si sono precipitati velocemente verso la porta di Rui Patricio (e davanti c’era l’Estrela, non il Real Madrid, le conseguenze potevano essere diverse).
Come si risolve questa situazione? Con un giocatore diverso. Che sappia svolgere in maniera più raffinata di Belotti quel tipo di compito. Il Gallo poi, nella partita in questione, ha regalato mezzo sorriso al tecnico, partecipando alle azioni del terzo e quarto gol, ma evidentemente a José non è bastato. Gli serve una punta di movimento, abile tecnicamente, forte nell’attaccare gli spazi. Più un centravanti di manovra che d’area. Non un capriccio, ma una necessità.
Ecco perché l’uomo dei sogni era, e resta, Alvaro Morata. Mourinho non cerca tanto i gol nel suo nuovo attaccante (quelli è in grado di farli Dybala, lo stesso El Shaarawy), ma uno più da palleggio, più tecnico e di corsa. Il tiki taka non deve essere sterile e orizzontale (così urlava Mou dal campo di allenamento ai suoi), ma verticale, che guardi dritto la porta. Morata risponde proprio a quell’identikit: non segna tanto, ma fa segnare tanto, gioca per i compagni, con qualità. In Serie A, tanto per fare un esempio, Alvaro ha segnato 35 reti, con 29 assist. Ventitrè reti e undici palle gol in Champions League. Ecco di cosa stiamo parlando, il suo ruolo è definito dai numeri.
Ed ecco perché Mou non ha fatto altro in questi giorni di lanciare messaggi in codice, sempre (o spessissimo) riferiti allo spagnolo. Che come noto, costa tanto e la Roma non può – almeno per ora – andare a prendere. Tutto questo Mou vorrebbe tanto raccontarlo, spiegarlo, ma non può, non vuole fare casino. Non è questo il momento, né il luogo e il mercato è ancora aperto e in pieno divenire. Però è inquieto, perché il suo lavoro sul campo non può essere completo al cento per cento. I messaggi a Pinto sono inequivocabili, tra sguardi, sorrisi, post e battute varie.
E’ chiaro che il gm porta avanti un mercato “aziendale”, José ne sogna un altro. Non si può prendere Sabitzer? Ecco Sanches. Non si arriva a Morata? E’ più facile trattare Scamacca. Aouar e gli altri nuovi sono di suo gradimento, specie il franco algerino, tecnico e tosto, buono nei due moduli di riferimento, con le due mezz’ali (3-5-2) o con i due trequartisti (3-4-2-1). Belotti è apprezzato dal tecnico, lo scorso anno lo ha chiesto espressamente. Ma al momento non riesce a dargli totalmente quello che chiede. Il Gallo è un faticatore d’attacco e un uomo d’area, il palleggio con i compagni non è tra i suoi punti di forza.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA