Il manifesto di Spalletti post San Lorenzo («Se i giocatori non li fai giocare con continuità li perdi nello stimolo e al momento che serve non li trovi. Dei giocatori sei più amico se gli dai la maglia») apre nuovi scenari nella Roma. Perché nonostante Lucio regali l’ennesimo assist al club («Va bene la rosa a disposizione») gioco-forza è il primo ad essere consapevole che sino a gennaio dovrà ruotare più calciatori possibili per non arrivare con alcuni interpreti già spremuti. La prestazione di Seck contro gli argentini è un primo segnale da cogliere. Magari in Europa League dove il cammino dei giallorossi appare in discesa. Con il senegalese potrebbero alla fine tornare utili anche elementi (leggi Iturbe e Gerson) che per motivi diversi stanno facendo fatica in questo avvio di stagione. Nonostante le idee di mercato portassero altrove (la ricerca del regista, prima con Borja Valero e in extremis con Wilshere, è andata avanti tutta l’estate), sarà soprattutto a centrocampo che Lucio dovrà essere bravo ad alternare i suoi uomini. Cambiando modulo e giocatori, riportando Florenzi più alto (che ieri in nazionale si è esaltato anche in porta, ndc) e concedendo più spazio a Paredes.

LEO, REGISTA TIMIDO – Anche perché in giornata arriverà il responso ufficiale sull’infortunio di De Rossi. Se verrà la confermata la piccola lesione al polpaccio sinistro, il nazionale azzurro sarà costretto a rimanere ai box almeno un paio di settimane. Calendario alla mano salterà la gara di domenica con la Sampdoria, la trasferta europea a Plzen (più le partite con l’Astra Giurgiu e l’Austria Vienna ma queste per squalifica) e probabilmente il match con la Fiorentina. La speranza di sovvertire i primi esami clinici è ridotta al lumicino. Con Daniele ai box, toccherà a Paredes prendere per mano la Roma. In quest’estate sull’argentino si è detto un po’ tutto e il suo contrario. A partire da Spalletti che in ritiro lo bacchettò asserendo pubblicamente che doveva migliorare la scelta della giocata ed essere più veloce di pensiero. Un invito ad effettuare giocate non banali e a non limitarsi al compitino in mezzo al campo per paura di sbagliare. Poi per Lucio, a ridosso del play off di Champions, è diventato prima «come Pizarro» e poi addirittura «più forte di Pjanic». Non ci vuole un genio per capire che gli aspetti psicologici e di mercato hanno avuto il loro peso in queste parole. Perché Paredes sino all’ultimo ha avuto le valigie pronte. Il ragazzo era il primo a saperlo ma l’offerta (almeno 15 milioni senza dilazioni) che avrebbe convinto la Roma a privarsene, al netto della letteratura di mercato, non è mai arrivata. Concretamente si sono fatti avanti lo Zenit ma la proposta e la piazza non erano di gradimento. Poi il Milan ma in questo caso la formula avanzata (prestito con diritto di riscatto) non era quella giusta. Infine l’Empoli, con la regia occulta della Juventus, ma anche stavolta il traguardo dei 15 milioni non è stato raggiunto. E così Leo, quasi a sorpresa, si è ritrovato al centro della Roma, palesando in questa lunga estate pregi e difetti. I primi riguardano una crescita fisica e tattica che lo rendono un altro rispetto al ragazzino arrivato un paio di anni fa dal Boca. I secondi, invece, ne limitano ancora l’affermazione tout court. Deve infatti imparare a sveltire la manovra e ad avere meno remore sia nel dettare i tempi (spesso e volentieri gioca sotto ritmo) che nel provare la giocata in verticale. Anche perché è nelle sue corde: Paredes nasce trequartista e l’assist a Iturbe con il San Lorenzo lo conferma. Lo stop di De Rossi gli concede una chance da non lasciarsi sfuggire: tra campionato ed Europa League ha tre gare non impossibili per lasciare il segno. L’ultima proprio contro Borja Valero che doveva prendere il suo posto in giallorosso, prima che il ko col Porto facesse cambiare in corsa i piani a Trigoria.

(Il Messaggero – S. Carina)



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