AS ROMA NEWS FEYENOORD LUKAKU – Lukaku si prende la Roma sulle spalle. Su una spalla, anzi, quella che gira in porta il pallone del pareggio, risultato molto importante in prospettiva qualificazione. Giovedì prossimo all’Olimpico servirà però una squadra migliore per battere il Feyenoord, coraggioso e organizzato nonostante le traumatiche assenze, scrive il Corriere dello Sport.
Non aver perso a Rotterdam, che è un posto difficile per divertirsi, resta un ottimo traguardo intermedio. Ma questo 1-1, molto sofferto nella genesi e nella dinamica, è un alert che De Rossi deve interpretare: nel primo round è mancata proprio la caratteristica principale che a lui interessa, cioè la qualità nelle giocate, soprattutto negli ultimi trenta metri.
Intendiamoci, la Roma non ha rosicchiato più di quanto abbia meritato. E nessuno può lamentarsi del verdetto. A parte l’arrembante finale, con un palo esterno del nuovo entrato Ivanusec e una parata di Svilar sull’acciaccato Gimenez, il Feyenoord non è mai riuscito a dominare la partita nonostante il tifo indiavolato del De Kuip.
Ha costruito ma non concluso. E anzi nel primo tempo si è trovato in vantaggio un po’ per caso con un gol segnato di testa nel recupero dal piccolo Paixao, 1,67 di statura, in rete anche lo scorso anno all’Olimpico: nella circostanza, è stato sbagliato lo “scambio” tra l’ex Karsdorp e Bove che ha concesso il facile cross al terzino Hartman mentre Mancini ha tentennato e Llorente ha bucato l’intervento lasciando l’avversario libero di colpire. La Roma invece, abbastanza disinvolta nel palleggio e nel saltare le pressioni olandesi, aveva costruito una buona trama cinque minuti prima, con un destro potente di Paredes finito sulla traversa. Quindi è andata sotto quasi senza accorgersene.
De Rossi aveva rispettato l’avversario, cambiando cinque giocatori rispetto alla formazione che aveva affrontato l’Inter ma soprattutto la linea strategica: il 4-3-3 di partenza si trasformava in un 4-4-2 in fase difensiva con i due ragazzi del 2002, Bove a destra e Zalewski a sinistra, a coprire le fasce, il punto di forza del Feyenoord. Slot invece non ha drammatizzato per le sei defezioni e ha scelto il solito 4-2-3-1 ibrido, con il dieci Stengs a galleggiare tra centrocampo e attacco per infastidire Paredes in uscita. Ne è uscita una partita un po’ bloccata, in cui due allenatori propositivi si sono neutralizzati a vicenda. Qualche pericolo in più lo ha creato il Feyenoord, soprattutto con Paixao anche prima del gol, ma niente di insopportabile per la Roma che difensivamente ha sbagliato poco.
Di positivo, indubbiamente, c’è stata la reazione allo svantaggio. Dopo l’intervallo De Rossi non si è lasciato tentare dal rischio peggiore, andare all’arrembaggio con la forza dei nervi, ma ha chiesto alla squadra lo stesso atteggiamento accorto, convinto che prima o poi Dybala o Lukaku avrebbero creato la giocata vincente. Ed è stato premiato.
In realtà, dopo l’ingresso di El Shaarawy al posto del tenero Zalewski, è stato Spinazzola l’uomo decisivo. Suo il cross caduto sulla spalla destra di Lukaku, poderosa abbastanza per scavalcare il portiere olandese Wellenreuther. Gol pesantissimo, il sedicesimo stagionale e il sesto in questa Europa League (l’esultanza è un gesto di protesta contro le violenze in Congo). Qui forse la Roma avrebbe potuto anche osare di più perché il Feyenoord si è spaventato. Ma ha pagato la stanchezza, con tanti giocatori che si toccavano i muscoli indolenziti, e forse inconsciamente si è accontentata del pareggio, che neppure un lungo recupero ha modificato.
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