AS ROMA NEWS CALCIOMERCATO – La premessa in questi casi è d’obbligo: in regime di Fpp, fare mercato non è semplice. Paletti, parametri da rispettare, liste da compilare, calciatori da inserire: c’è il rischio di andare fuori giri. La questione però può essere anche ribaltata. In regime di Fpp ogni scelta deve essere ponderata, scrive Il Messaggero.
I rischi, gli azzardi, le ossessioni, non sono ammesse. Soprattutto per un club che da 5 anni fallisce l’appuntamento con l’Europa che conta e che vede i proprietari, dal loro arrivo, aver speso la bellezza di 800 milioni. Perché poi c’è il rischio che una campagna acquisti estiva, resti aggrappata all’unica operazione voluta e portata avanti proprio dai Friedkin, quando ci si è resi conto che arrivare al leasing di Lukaku – dopo aver provato a prendere nell’ordine Scamacca, Morata, Arnautovic, Marcos Leonardo, Beltran e Zapata – era possibile.
Venti milioni (tra ingaggio e costo del prestito al Chelsea) per l’all-in con vista Champions. Ma Romelu da solo non basta. E finora chi lo ha accompagnato a Trigoria ha ampiamente deluso. Enigmatica la frase di Mourinho nel pre-derby su Aouar: «Ho scelto al suo posto Bove perché lui fa fatica quando l’intensità e l’aggressività della partita sono alte».
Cosa vuol dire? Che l’algerino può giocare soltanto gare di secondo piano? Ad oggi sembra così: contro Inter e Lazio, ha totalizzato 7 e 0 minuti. Un’anomalia, considerando la grancassa che aveva preceduto il suo arrivo ma soprattutto pensando che in queste due gare la Roma non ha avuto a disposizione Pellegrini (al derby in panchina per onor di firma) e che Sanches al massimo era al 20-30%.
Proprio il portoghese è la perla che rischia di tramutarsi in un boomerang pericoloso per il gm Pinto. Essersi preso le responsabilità sul suo arrivo gli fa onore. Ma le responsabilità presumono, se le cose non vanno bene, anche delle conseguenze. In tal senso è di difficile interpretazione anche l’operazione legata a Kristensen, soprattutto considerando la penuria di centrali difensivi per una squadra che ha deciso di giocare a tre.
La Roma nel ruolo aveva già due terzini destri (Karsdorp e Celik) più Zalewski che nel ruolo ha dimostrato di poterci giocare. Ne ha preso un altro, scivolato velocemente in fondo alle gerarchie, non considerando invece il buco in mezzo. Kumbulla si è infortunato il 29 aprile e le prime noie al ginocchio di Smalling si sono palesate già in pieno ritiro. Considerando poi che Ndicka – il cui rendimento ha lasciato sin qui a desiderare – a gennaio andrà a giocare la coppa d’Africa, prestito per prestito sarebbe stato meglio dirottarlo sul centrale difensivo.
Dopo due anni, Mou è stato accontentato sul regista: Paredes. L’argentino, però, ad eccezione dell’ottima prestazione di Cagliari, per ora non incide, tanto da far rimpiangere nel ruolo Cristante che invece si deve alternare tra centrale di ripiego e mezzala. All’appello rimane Azmoun che alla pari di Kristensen non è stato inserito nelle liste Uefa. Anche per lui impiego con il contagocce, un gol pesantissimo con il Lecce ma la sensazione di un attaccante che da qui in avanti, se starà bene, potrà essere importante per Mou. Che questa situazione la conosce benissimo. Come sa che a gennaio avrebbe bisogno almeno di un centrale. Ha fatto i nomi di Dier e Kiwior. Gli è stato risposto di aspettare. Le occasioni, sperando di saperle riconoscere, andranno colte al momento giusto.
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