Leandro Paredes

AS ROMA NEWS PAREDES – Che il calcio ormai sia cambiato, lo raccontano anche le tecnologie. Prendete il caso di Leandro Paredes che insieme ai suoi compagni di squadra dell’Argentina, per abituarsi all’altitudine dello stadio Hernando Siles di La Paz – 3.637 metri di altitudine sul livello del mare – appena arrivati in Bolivia si sono fatti immortalare ad alcuni tubi che consentivano loro di respirare ossigeno per evitare il contraccolpo dell’aria rarefatta nel match giocato ieri e valido per le qualificazioni mondiali, scrive La Gazzetta dello Sport.

Il problema è che nella Roma, l’alibi dell’altitudine non funziona. Il regista argentino, infatti, finora sta facendo rimpiangere «il signor Matic» – tanto per usare la formulazione cara a José Mourinho, scottato dall’addio di uno dei suoi veterani.

Se si pensa che Paredes è stato in fondo l’unico acquisto del club giallorosso in estate (gli altri sono arrivati in prestito oppure da svincolati), è ovvio che le aspettative siano alte. Non tanto per i 2,5 milioni del cartellino (più altri due milioni di bonus) o per gli 8 milioni d’ingaggio (quelli che prendeva al Psg) e che spalmerà in giallorosso fino al 2025, ma per quella leadership che un regista di centrocampo deve avere.

Tutto sommato, la sensazione è che l’argentino viva una sorta di paradosso. Se con la sua nazionale a dicembre si è laureato campione del mondo e nulla gli vieta di cercare il bis in Coppa America alla fine dell’attuale stagione, il suo rendimento nelle squadre di club negli anni è apparso progressivamente scemando. Arrivato una prima volta a vent’anni in giallorosso per poi essere prestato subito la Chievo per questioni legate al fatto di essere extracomunitario, tornato a Trigoria aveva necessariamente un ruolo da comprimario, tanto da andare in prestito all’Empoli prima di fare ritorno ancora una volta alla Roma.

Acuti pochini, ma visibilità sufficiente per essere ceduto allo Zenit San Pietroburgo, con cui si mette in mostra abbastanza per approdare (nel gennaio 2019) ai fasti del Psg grazie a cui vince 9 trofei. Il problema è che, tranne che per una stagione e mezzo, man mano il suo ruolo diventa sempre più quello di gregario di lusso in una squadra di stelle. Non a caso lo scorso anno è stato prestato alla Juventus che, visto il rendimento non all’altezza delle aspettative, non ha mai pensato a riscattarlo.

Insomma, la terza avventura nella Roma potrebbe essere decisiva per Paredes, che nelle prime tre giornate complessivamente ha deluso. Tra l’altro, dal punto di vista tattico, la sua posizione in campo ha costretto Bryan Cristante a spostarsi dalle zolle di frangiflutti davanti alla difesa per fare la mezzala, con un comprensibile calo di rendimento.

Sulla carta l’argentino – riconquistando una condizione fisica elevata che gli consenta di giocare ad alti ritmi – avrebbe tutto per fare bene. Ha esperienza, senso della posizione, tiro in porta e soprattutto quella capacità di verticalizzare che Mourinho pretende per innescare l’attacco. Certo, se la difesa nei primi turni è andata in sofferenza, il motivo va ricercato anche nel filtro meno rigido dell’ex Psg rispetto a quello fornito da Cristante, ma almeno la fase offensiva dovrà crescere. La sensazione, però, è che per adesso Paredes non sia né carne né pesce. Sarà per questo che la Roma abbia cominciato il campionato a dieta di punti.



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