ULTIME NOTIZIE AS ROMA JUVENTUS – José Mourinho ci prova, così come ha fatto a Milano. Sperando in un risultato diverso, ovvio. Roma-Juve, del resto, è l’ultimo bivio per un posto in Champions. Più per lui che non per Allegri, scrive Il Messaggero. Se da una parte, lo Special accoglie il nuovo acquisto, Maitland-Niles, e respira un po’, dall’altra deve fare i conti con le assenze e le criticità varie da Covid, ogni giorno ne spunta una: dalle squalifiche di Mancini e Karsdorp ai problemi dell’ultima ora che hanno colpito Zaniolo, che non sta bene e ieri non si è allenato. Oggi non gioca e per lui saltare la Juve è un problema. Sente molto la sfida ai bianconeri, contro di loro, nel 2019, all’Olimpico è cominciato il calvario con la prima rottura del legamento crociato.
Di sicuro, José si aspettava di sfidare il suo nemico Max in tutt’altre condizioni. Ma è preparato: squalifiche e defezioni in tempo di Covid sono normali e vanno accettate (almeno Mayoral si è negativizzato e andrà in panchina). Allegri spera di recuperare Dybala (non ha Bonucci, ma Chiellini) e ha pronto Kean, Mourinho punta forte su Abraham, che all’andata è stato a suo modo protagonista, con quel gol (valido) annullato da Orsato per concedere un rigore, poi sbagliato da Veretout. C’è la voglia nell’inglese di decidere il big match, come è stato a Bergamo, ultima perla della Roma, che da quel pomeriggio del 18 dicembre ha portato a casa il pari con la Sampdoria e la sconfitta di San Siro con il Milan.
Tammy al fianco avrà uno tra Shomurodov e Felix. L’altro dubbio è in mezzo, tra Micki e Veretout: con Maitlannd-Niles, lo Special può optare anche per la difesa a quattro. Non fare punti con la Juve significherebbe salutare ogni speranza per il quarto posto, questa è la realtà. Il progetto Roma-Mou andrebbe comunque avanti, senza drammi, però con un grosso intoppo e senza i soldi della Champions. Lo stesso, più o meno vale per la Juve, resuscitata, almeno in parte, proprio dopo la gara di andata contro la Roma.
Mou e Allegri erano il meglio su piazza e su di loro Roma e Juve avevano impostato la rinascita. Stasera all’Olimpico, uno contro l’altro, fieri del proprio passato ma immalinconiti dal presente. Visti i numeri e la classifica di entrambe, si è inceppato. Dovevano essere gli uomini giusti per ricominciare dopo la gestione Fonseca (terminata con un settimo posto e piazzamento in Conference League) e Pirlo (che ha interrotto la striscia di scudetti ma ha lasciato i bianconeri in Champions). Max e José sono gli allenatori più pagati della Serie A: lo juventino quadriennale da 7 milioni netti più bonus, il romanista triennale da sette più bonus.
Compito più facile, almeno sulla carta, per Allegri, che doveva ripartire da un’ossatura di buon livello, ma con l’assenza di Ronaldo, che per tanti, a Torino, era diventato un problema. Mourinho ha accettato una sfida obiettivamente più complicata. La Roma non ha una rosa da scudetto e – stando a quanto sostiene il tecnico portoghese – può al massimo sperare nel quarto posto, ora per la Roma distante sei punti, per la Juve tre (l’Atalanta ha una partita in meno).
La Roma ha otto punti in meno dello scorso anno, la Juve sette. Un rendimento deludente rispetto alle attese e al pedigree dei due allenatori. Chiaro, non sono gli unici responsabili: entrambi hanno avuto a che fare con molte assenze e in più José non ha una rosa numericamente (e per qualità) all’altezza. Il problema per la Juve non è essere a tre punti dal quarto posto ma è di stare lontano dal primo undici punti (e l’Inter ha una partita in meno). «Ma sarà sempre Roma-Juve, è uno scontro diretto: servirà lo spirito giusto per portare a casa un risultato positivo», le parole di Max Allegri. Una prova di forza per entrambe le squadre. Per entrambi i big allenatori.
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