Josè Mourinho

AS ROMA NEWS LEICESTER MOURINHO – Se volessimo sintetizzare il modo in cui viene guardato José Mourinho nella sala stampa di Leicester, basterebbe una parola: rispetto. Quello che l’allenatore portoghese si è conquistato in un ventennio di trofei (25) e titoli sui giornali di tutto il mondo. La sensazione è che gli inglesi lo considerino un po’ come roba loro. Una creatura talentuosa diventata gigantesca grazie alla Premier League, il campionato vetrina del calcio, scrive La Gazzetta dello Sport.

Sarà anche per questo che per stasera nella semifinale di Conference League, dove la Roma bussa alla porta del sogno accompagnata da quasi 2000 tifosi – e c’è allarme per evitare incidenti, come quelli successi qui a settembre contro il Napoli – lo Special One sceglierà una colonna vertebrale proprio in stile Premier, cioè composta da tutti i giocatori che il maggior campionato inglese lo conoscono bene. Si va da Rui Patricio (Wolverhampton), Smalling (Fulham e Manchester United), Mkhitaryan (Manchester United e Arsenal), Abraham (Aston Villa e Chelsea).

Una sorta di pretoriani, con un paio dei quali – Smalling e Micki – ha vinto anche il suo ultimo trofeo nel 2017, l’Europa League con i “reds”. Un passato vincente che viene celebrato anche dal tecnico del Leicester, Brendan Rodgers. «Nel 2004 allenavo le giovanili del Chelsea e José era il ragazzo che tutti volevano essere. Ha dato ai giovani tecnici la speranza di avere carisma. Aveva lo “X Factor”, era brillante in tanti aspetti. Ho solo ammirazione per lui. È uno dei più grandi, non ha nulla da dimostrare a nessuno».

Tutto questo non meraviglia affatto la famiglia Friedkin, che ieri ha assistito all’ultimo allenamento a Trigoria al bordo del campo prima di volare in Inghilterra. Tra l’altro proprio in questi giorni, nel 2021 – mentre la Roma di Fonseca era a Manchester per la semifinale di Europa League – i magnati statunitensi incontrarono per la prima volta Mourinho per gettare le basi dell’accordo. «Un anno fa avrei firmato per essere a questo punto – dice Mourinho, stupito quando riceve la notizia del ko della Fiorentina, utile al 5° posto -. Non ho paura. Possiamo vincere. Abbiamo il 50% di chance di passare il turno e il 25% di vincere la Coppa. Credo che per il lavoro fatto per migliorarci meritiamo la finale. L’ho detto dal primo primo giorno: questa è la mia competizione. Magari Rodgers non sente la stessa cosa, visto che ha giocato l’Europa League. Ma io gioco la Conference e non la Champions, e per farla abbiamo lasciato punti per strada in campionato. Dobbiamo lottare fino in fondo».

L’omaggio a Ranieri non manca: «Tanti hanno vinto titoli, ma il suo è stato il più speciale di tutti. È poi è romanista, magari la prossima settimana sarà allo stadio insieme ai trecentomila (le richieste di biglietti per il ritorno, ndr )». Mourinho non nasconde la differenza fra Premier e Serie A. «C’è un limite che solo i soldi possono superare. La differenza tra il 5° posto della A col 10° della Premier esiste in maniera chiara. Basti pensare all’empatia che si respira in questi stadi. All’Olimpico, solo il tifo riesce a superare la distanza».

Sul fronte formazione resta il dubbio: una punta (Zaniolo) o un centrocampista (Oliveira)? «Non schiererò una squadra pensando al ritorno. Se perderemo come a Bodo, poi vedremo. Certo, se pensiamo al Leicester, limitandoci ai giocatori offensivi, guardatevi chi sono e quanti sono. Ma anche noi siamo in grado di dare problemi. In fondo è questo è il bello del calcio». Ma quando lo si saluta, ricordandogli che per la Roma è la terza semifinale europea negli ultimi 5 anni, fatti i complimenti, commenta in modo dolceamaro: «Se non arrivi in fondo, conta poco». Nessuna sorpresa. È sempre lui, lo Special One.



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