Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO – Allenare non solo i muscoli ma anche l’anima. Un Mourinho spirituale e inedito esce dal dialogo con il cardinale José Tolentino de Mendonça, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, pubblicato dall’Osservatore Romano, scrive il Corriere della Sera.

Punto comune di partenza, il Portogallo e l’insegnamento del filosofo Manuel Sérgio: lo sport come esperienza nella quale l’uomo riscopre il senso della sua esistenza e la relazionalità. Scopriamo così che a Mou mancherà più il prima che il durante: “L’arrivo allo stadio, la camminata dallo spogliatoio al campo: c’è spiritualità in questo. Camminare verso la partita e parlare con Lui…“.

Mou è l’uomo che vorrebbe vincere sempre, ma non è questo che chiede a Dio: “Parlo con Lui e finisco sempre per dire: la mia famiglia è più importante di questo. Dammi un aiuto, se hai tempo, ma se la scelta dovesse essere tra questa partita e il benessere delle persone che amo, non ci pensare due volte“.

Si descrive ancora come un animale da competizione, ma ha scoperto un nuovo lato della vittoria: “Per molti anni ho voluto vincere per me stesso, mentre ora continuo a voler vincere ma per i giocatori che non hanno mai vinto. Penso di più al tifoso comune e alla settimana migliore se la sua squadra ha vinto. Però siamo pagati per vincere. Stiamo parlando di alto rendimento e a volte ci sono decisioni nella gestione di una squadra che hanno qualcosa di crudele: non c’è il tempo di lasciare maturare, di lasciare crescere. L’errore si paga. Se commetto un errore, lo pago con l’esonero. Se un giocatore commette un errore, lo paga non giocando a beneficio di un altro. C’è qualcosa di crudele“. Ed è per questo che la cosa che più lo addolora «è lo spreco del talento”.



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