Josè Mourinho, Lorenzo Pellegrini

AS ROMA NEWS MOURINHO – Lo aveva anticipato, per certi versi quasi minacciato al suo ritorno a Roma dopo le vacanze, «non parlo, ci vediamo il 13 agosto». Detto, fatto. José Mourinho, scrive Il Messaggero, si è chiuso a riccio, è riuscito ad essere protagonista. Le sue decisive telefonate ai calciatori che poi hanno scelto Roma e un indirizzo preciso dato al mercato per far crescere subito la sua squadra, anticipando i tempi per accorciare il progetto-vittorie che i Friedkin gli hanno affidato poco più di un anno fa.

Domani si entra nel vivo di Salernitana-Roma, e tutto è volato in un attimo. Qualche campione è arrivato, qualche tassello manca ancora, ma la gente ha accompagnato ogni giorno di trattative con il solito entustasmo, che si è trasformato in sold out per Salerno (all’Arechi settore ospiti pieno) e sold out con la Cremonese, prima in casa il 22 agosto.

Il momento di riascoltare il tecnico ormai è arrivato dopo un lungo silenzio di pensieri e lavoro: racconterà la sua nuova Roma, ben diversa da quella dello scorso anno, che ambiva al massimo a un posto in Champions. Chiarirà i nuovi obiettivi, le ambizioni, e cosa ancora manca per essere pertetti, il tutto con la solita sincerità, sempre a muso duro. Lo Special si prepara a una stagione che dirà tanto di lui e della Roma, sulla carta finalmente all’altezza di poter competere con le big, visto il mercato che fin qui ha portato avanti, nel segno dello Special. L’organico è molto buono, manca qualche dettaglio e Mourinho è ben attento che tutto si incastri alla perfezione, ma ci siamo. Via al Mourinho atto secondo. E di solito per lui, questo, è sempre l’anno d’oro, dagli inizi con il Porto ad oggi che allena la Roma. Di solito lui arriva, si sistema qualcosa e nella stagione successiva si diverte, raccoglie successi in fila e oggi è arrivato a 26 titoli.

Il trend è cominciato proprio ai tempi del Porto, protagonista con il Mou atto secondo: una Primeira Liga portoghese con il punteggio record di 86 punti, la Coppa di Portogallo per il double e il trionfo in Coppa Uefa in finale contro il Celtic. La Champions arrivò l’anno successivo, per poi dire basta e andare a vivere l’avventura al Chelsea. Anche a Londra, vince subito, e nel bis porta a casa due tituli: Supercoppa d’Inghilterra e la Premier League. A Milano, sponda Inter, non si fa mancare niente. Quella era davvero una super squadra.

Mou vince al primo colpo (la Supercoppa italiana contro la Roma e lo scudetto), ma al secondo arriva il trionfo storico: il triplete. Coppa Italia contro la Roma, campionato (sembre battendo i giallorossi al fotofinish) e Champions League contro il Bayer Monaco. Per poi scappare al Real, dove finalmente e guarda caso alla seconda stagione (nella prima si era accontentato solo della Coppa del Re) riporta la vittoria del campionato alla Casa Blanca, sconfiggendo il grande Barcellona con il punteggio record di 100 punti (in attacco c’erano Benzema, Higuain e Ronaldo) e ben 121 reti realizzate.

Missione conclusa a Madrid, Mou torna sul luogo del delitto: il Chelsea. E sempre al secondo anno trionfa nuovamente in campionato e conquista la Coppa di Lega. Poi il Manchester United, ma qui diventa unico per altri motivi, al di là di primo o secondo anno: lo Special torna a far vincere i Red Devils dopo i fasti di Sir Alex Ferguson: Coppa di Lega in finale contro il Southampton ed Europa League contro l’Ajax. Al Tottenham, zero titoli (unica squadra con cui non ha vinto, non gli hanno dato tempo) e alla Roma subito uno, la Conference League alzata al cielo di Tirana lo scorso 25 maggio. Per tanti un antipasto, siamo all’atto secondo. Ora tocca a lui, come sempre.



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