AS ROMA NEWS FROSINONE MOURINHO – È tornato lo Special One, è tornato il Mourinho che ha fatto innamorare la tifoseria con il suo carisma, la sua voglia di combattere e lottare per la Roma, la sua determinazione nel difendere il suo lavoro e quello di chi gli è intorno, scrive il Corriere dello Sport.
José ieri pomeriggio aveva voglia di parlare, di proiettarsi alla gara con il Frosinone («Peccato non poter giocare già oggi», ieri ndr), raccontare come ha vissuto gli ultimi giorni dopo la disfatta di Marassi, come sta lavorando sulla testa dei suoi giocatori e sui problemi da sistemare in campo.
«Vi vedo silenziosi, che succede?», le sue parole ai cronisti appena entrato nella sala stampa di Trigoria. Sguardo intenso e risoluto, ha messo le cose in chiaro sulla situazione, esprimendo anche la sua perplessità verso le critiche che sta ricevendo in queste ultime settimane dopo un’estate vissuta da “salvatore della patria” per essere rimasto a Trigoria: «Durante le vacanze, ho avuto la più grande offerta di lavoro nella storia del calcio (96 milioni dai sauditi) e l’ho rifiutata per la parola data ai miei giocatori, ai miei tifosi e al mio proprietario a fine stagione. Tre mesi fa si viveva quasi un dramma nel pensare che potessi andare via, adesso invece sembra che io sia un problema, e questo non lo accetto. Perché non è vero, io non sono un problema». Se la Roma ha conquistato 5 punti in 6 partite le cause non possono che essere molteplici: «Sono tutte piccole cose che succedono all’interno di un club, di un’azienda, di una struttura educativa, è tutto multifattoriale».
Ed ecco arrivare il vero Mourinho, quello che prende in mano la situazione di crisi e la caccia via a parole ancor prima di farlo in campo: «Tre mesi fa mi sono compromesso dando la mia parola di restare, e questa parola la porto avanti fino al 30 giugno 2024. Fino alla fine della stagione sarò qui a lottare ogni giorno per i giocatori, per la società, per i tifosi». Il futuro, dopo il 30 giugno, resta ancora da scoprire («Mi piace tanto lavorare qua e non posso dire che ci sono stati club che mi sono piaciuti di più»), il presente invece è chiaro e Mou mentre ne parlava ha sbattuto sul tavolo prima il pugno, poi più volte l’indice.
Non con rabbia, ma con fermezza e determinazione, la stessa che ha messo nel rispondere alle critiche e a un’eventuale chiusura anticipata del suo rapporto con la Roma: «Solo una persona può dirmi di andare via ed è Mr. Friedkin (ieri alla Ryder Cup dove ha incontrato il ministro dello Sport Abodi, ndc). Se non me lo dice io resto qui fino al 30 giugno perché ho dato la parola a tutta Trigoria, ai tifosi, al mondo perché quando parlo io purtroppo parlo al mondo perché la mia carriera è stata fatta così. Non ho paura della pressione esterna, non ho paura se domani qualcuno fischierà, chi vuole mi trova a Trigoria. Non c’è né paura né mancanza di fiducia, domani sarò allo stadio con i miei giocatori e come sempre ci prenderemo le responsabilità di quello che potrà succedere prima, durante e dopo la partita. L’unica cosa che pensiamo tutti insieme è di vincere la partita domani perché la squadra ne ha bisogno».
Sipario sulle critiche, ma è chiaro che adesso Mourinho vuole una reazione da parte della squadra: «Quell’unico punto conquistato nelle prime tre partite a mercato aperto ha lasciato un peso nei giocatori. Dopo il Torino mi aspettavo una crescita che non ho visto a Genova. Mi aspetto di più da me stesso perché sono sempre molto esigente, però mi aspetto anche di più dai giocatori (non da Cristante, «lui è il più in forma, ha avuto un’evoluzione fantastica»). Questi ragazzi sono miei amici, non esiste solo empatia di lavoro, c’è empatia fra di noi e questa è una base che non ha prezzo in questi momenti. Si dice che l’allenatore sia un uomo solo nei momenti difficili, ma non io con loro. Sono un po’ più solo perché a me piace stare così, mi piace nascondermi, isolarmi come ho fatto in questi giorni per cercare soluzioni, ma con i miei giocatori non mi sono mai sentito da solo. Da loro però mi aspetto di più in campo, mi aspetto una mentalità, una fame, una responsabilità diversa». Niente alibi, solo soluzioni. Adesso Mou si aspetta una risposta rabbiosa dai suoi, una risposta alla Special One.
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