ULTIME NOTIZIE AS ROMA MOURINHO – Aveva 37 anni e un giaccone rosso e blu, Mourinho, quando esordì sulla panchina del Benfica dopo le esperienze da vice di Robson e Van Gaal. Doveva sostituire un santone come Heynckes, campione del mondo e d’Europa con la Germania, pluricampione in Bundesliga da giocatore del Borussia Mönchengladbach e da allenatore del Bayern, vincitore della Champions alla guida del Real Madrid, scrive il Corriere della Sera.
Era il 23 settembre 2000 e quel giaccone, indossato sopra la cravatta, era davvero enorme, almeno un paio di taglie più grande della sua. Non fece quasi in tempo a sedersi che il Boavista era già in vantaggio, Duda segnò dopo appena 2 minuti e il Benfica perse 1-0 rovinando la prima di mille partite di Mou. Già, mille, chi l’avrebbe detto quella sera?
Eppure sarà il traguardo che il tecnico portoghese raggiungerà il 12 settembre contro il Sassuolo sulla panchina della Roma, curiosamente uno degli avversari del Boavista in quello stesso, strepitoso, 2000-01 della seconda squadra di Porto, che conquistò l’unico «scudetto» della sua storia e all’Estádio do Bessa vinse 20 partite su 23, fra campionato e coppe, perdendone 3 di cui una proprio contro i giallorossi che il 26 ottobre, poco più di un mese dopo quell’esordio di Mou, vinsero 1-0 in Coppa Uefa, con un sinistro di Montella, una partita con mille contestazioni e un famoso sputo (a Rogerio) di Zago che venne squalificato per 4 partite.
Mourinho lasciò il Benfica a dicembre dopo appena 11 incontri perché era cambiato il presidente («Chi ha vinto le elezioni aveva idee completamente diverse, non potevo continuare») e ricominciò l’anno dopo 130 chilometri più a nord con la piccola União Desportiva de Leiria, una squadra che adesso è in «serie C» ma che stava vivendo gli anni migliori della sua storia: terminato il 2000-01 al 5° posto l’União era quarta, a +1 sul Porto e a -1 dal Benfica, quando i giocatori si avvicinarono a Mourinho, in un aeroporto delle Azzorre dove il 20 gennaio 2002 avevano pareggiato 1-1 contro il Santa Clara, per dirgli «complimenti, mister, vai a Porto, oggi ha perso di nuovo». Lui pensò a uno scherzo ma successe davvero, i cambi di panchina in corsa erano ammessi dal regolamento, si presentò dicendo «l’anno prossimo saremo campioni», mantenne la promessa facendo la doppietta campionato-coppa portoghese nel 2002-03 e cominciò la sua leggenda.
In 21 anni Mourinho ha vinto 8 campionati (in 4 Paesi diversi) e 17 coppe (comprese 2 Champions), ha fatto il triplete con l’Inter, ha la miglior media-punti in serie A (2,20) fra gli allenatori del 2021-22 e anche contando tutte e 999 le sue partite ha uno strepitoso 2,11. Certo, non «gioca» un campionato intero dal 2017-18 (con il Manchester United), ed è curioso notare che non aveva mai preso una squadra finita così in basso nella stagione precedente, perché la Roma nel 2020-21 è arrivata settima e persino la piccola União Leiria aveva fatto meglio prima di affidarsi a lui.
Ma sta già riscrivendo i numeri della storia giallorossa, perché per trovare una Roma con più di 7 gol segnati nelle prime 2 giornate bisogna risalire al 1963 e soprattutto perché in 94 anni solo Garcia era partito meglio di Mourinho (10 vittorie iniziali contro 4). Lui, José, vuole riaprire la sua bacheca, ferma a 25 trofei dal 2017, e la Roma vuole schiodarsi da quota 15, dov’è rimasta dal 2008. La corsa ripartirà contro il Sassuolo, la partita numero 1.000 del fenomenale portoghese, stadio Olimpico, domenica 12 settembre, ore 20.45. Saranno passati 7.659 giorni da quell’esordio all’Estádio do Bessa rovinato da Duda. Che ha smesso di giocare nel 2008, l’anno in cui la Roma ha vinto il suo ultimo trofeo.
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