ULTIME NOTIZIE AS ROMA UDINESE MOURINHO – A voler sorridere, c’è da esser contenti perché la Roma non muore mai. Dopo le due partite con il Sassuolo (andata e ritorno) e la vittoria in casa dello Spezia, quella di ieri è stata la quarta gara che i giallorossi hanno recuperato in pieno recupero, fattispecie che finora ha portato in tutto in dote ai giallorossi sei punti, come nessun altro in Serie A, scrive La Gazzetta dello Sport.
A volersi invece arrabbiare, c’è la prestazione – assai brutta – della Roma, alla vigilia di due sfide decisive come quelle con il Vitesse in Conference e il derby in campionato. «Ma è facile capire perché – dice alla fine Mourinho –. Da una parte c’era una squadra che ha giocato con intensità, preparando questa partita per una settimana. Dall’altra, invece, una squadra che veniva da una partita giocata giovedì su un campo di patate e dove alcuni giocatori hanno patito la fatica. Dobbiamo avere uno spirito diverso, anche io ho sentito la fatica, emozionale più che fisica, ma questo mi succede dopo le gare. Che i giocatori accusino invece la fatica non mi piace».
E forse alla Roma ieri è mancato proprio questo: l’atteggiamento giusto, insieme all’energia. «Ho visto solo un paio di giocatori con la giusta intensità – continua Mou –. Non possiamo permetterci di scegliere le partite, anche perché io ne preparo una alla volta. Dobbiamo migliorare in questo, avere più forza mentale. E invece in qualche giocatore ho visto delle difficoltà a entrare in partita. Io sono abituato da venti anni a giocare due volte alla settimana, molti dei miei giocatori invece no. E qualche segnale negativo lo avevo intravisto già dal riscaldamento, alcune facce non mi erano piaciute. C’è di buono che in campionato sono otto partite che facciamo risultato».
Grazie proprio a quel rigore in extremis di Pellegrini. «La sua prestazione mi ha convinto, ma davanti ci è mancato. Avevo bisogno di un terzo attaccante per non lasciare superiorità, poi l’ho riportato più alto nel finale. Lì abbiamo rischiato tutto, perdere uno o due a zero non avrebbe cambiato niente».
E allora a risolvere le cose ci ha pensato proprio lui, Lorenzo Pellegrini, prendendosi una responsabilità gigante. «Quel pallone pesava tantissimo – ammette il capitano –.- Sapevamo che non sarebbe stato semplice, ma ci voleva più intensità nel possesso palla. E poi ogni volta che abbiamo la Conference facciamo fatica».
L’Udinese, poi, all’andata gli aveva tolto il derby, con quel cartellino assurdo. Stavolta invece ci sarà. «Ma prima c’è il Vitesse, pensiamo agli olandesi. E da venerdì la testa volerà alla Lazio, sappiamo bene quanto vale il derby a Roma».
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