AS ROMA NEWS MOURINHO FRIEDKIN – Segnatevi questa data: mercoledì 24 gennaio. E’ il giorno dell’assurda amichevole che la Roma, per motivi legati alla sponsorizzazione da 25 milioni, dovrà giocare a Riyad. Fino a quel giorno, qualunque ipotesi sul futuro di Mourinho si scontrerà con la realtà: la squadra non può presentarsi per contratto in Arabia Saudita senza l’allenatore più famoso del mondo, che tra l’altro aspettano proprio da quelle parti l’estate prossima, scrive il Corriere dello Sport.
I Friedkin stanno riflettendo sul momento drammatico, sui risultati inquietanti, ma non pensano di cambiare guida tecnica. Anche perché un’eventuale sostituzione cozzerebbe con un’ulteriore catena di difficoltà: chi potrebbe accettare il posto di Mourinho con un ruolo provvisorio? E ancora di più, chi dovrebbe scegliere o almeno consigliare alla proprietà il nuovo allenatore, se ancora non è stato ingaggiato il direttore sportivo? Proprio per disciplinare la crisi ieri il presidente Dan ha raggiunto a Roma il figlio Ryan: saranno ore di confronti molto importanti.
E’ evidente che nel calcio due o tre settimane possano rivelarsi lunghissime. Ma a Trigoria sperano che il prossimo trittico di partite, dopo sei scontri d’alta classifica consecutivi e il doloroso derby di Coppa Italia, aiuti la Roma a rialzarsi: battere Verona, Salernitana e Cagliari, con due eventi su tre all’Olimpico, spegnerebbe le fiamme di una foresta piena di incertezze progettuali. Rimane l’inquietudine generalizzata, abbinata al senso di smarrimento generato dal nono posto in classifica.
E’ sintomatico che dopo Milan-Roma, con la tifoseria infuriata, la società non abbia trovato un rappresentante più autorevole di Belotti per esprimere a parole la delusione invernale. Senza nulla togliere al centravanti di riserva, sarebbe stato più logico aspettarsi un intervento differente. Il guaio è che i Friedkin non comunicano (e a San Siro non c’erano), la Ceo Soulokou non è ancora stata investita di un ruolo effettivo nell’area sportiva (e a San Siro non c’era), Tiago Pinto ha già annunciato le dimissioni e Mourinho, squalificato, aveva annunciato alla vigilia che non avrebbe parlato. In questo clima di confusione, o se vogliamo transizione, neppure i giocatori più importanti si sentono tranquilli nell’affrontare telecamere e block notes.
Eppure, paradossalmente, qualcosa di buono contro il Milan si è visto. Soprattutto nel primo tempo, quando a portieri invertiti il risultato sarebbe stato forse diverso: guardate il gol di Adli, non proprio imparabile per il novizio Svilar, e la parata di Maignan su Celik. Per questo Mourinho, entrando negli spogliatoi, ha rincuorato i calciatori. E’ convinto che la squadra abbia dato tutto ciò che poteva, senza otto giocatori e con Pellegrini a mezzo servizio.
Forse, con il senno di poi, non toglierebbe Cristante dal centrocampo durante l’intervallo: con l’obiettivo di aumentare la qualità ha generato uno squilibrio sistemico del quale il Milan ha approfittato. Ma adesso la testa di Mou è già proiettata a sabato, quando ritroverà Dybala e perderà Cristante e Mancini per squalifica. Da oggi, alla ripresa degli allenamenti, preparerà una formula che possa servire a superare l’ostacolo Verona. Ben sapendo che i giocatori, sabato all’Olimpico, non saranno accolti dal red carpet. Sono previsti anzi fischi sonori per molti all’annuncio delle formazioni. Anche i Friedkin, che andranno allo stadio, potrebbero accorgersi che l’adesione plenaria al loro silenzio si sta attenuando. Mourinho invece dovrebbe essere salvato dalla contestazione: dalla maggioranza dei tifosi è ancora considerato la soluzione, non il problema.
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