Josè Mourinho

AS ROMA NEWS DERBY LAZIO MOURINHOPrima alla squadra, poi alla gente. Tutto in totale trasparenza, a poche ore dal derby. José Mourinho ha deciso di non nascondere niente di quanto è accaduto dopo la «sconfitta orribile» di Praga. È stato duro con la squadra, accusata di mollezza e scarso carattere, chiamando in causa la mentalità che impedisce alla Roma di raggiungere i livelli ai quali un allenatore del suo calibro ambisce, scrive il Corriere dello Sport.

Da qui le accuse sulla scarsa professionalità – che alcuni non hanno preso benissimo – trasferita sul campo. Ieri poi, dopo l’atterraggio del charter a Fiumicino, Mourinho ha analizzato con la squadra gli episodi, evidenziando l’atteggiamento che ha consegnato le chiavi della partita a un avversario di media difficoltà. 

Temeva in cuor suo che il pensiero del derby avrebbe condizionato la trasferta europea. Per questo ha schierato la migliore formazione possibile, a parte Cristante e Karsdorp che comunque sono entrati subito dopo l’intervallo. Dybala non ha giocato molti minuti perché avrebbe rischiato di farsi male. Non certo per snobismo verso lo Slavia. Tanto è vero che l’allenatore ceco Trpisovsky alla fine ha ringraziato: «Mourinho è stato un grande, mi ha dedicato la sua attenzione e mi ha fatto i complimenti, da queste cose si capisce perché è una leggenda del calcio. Contro la Lazio tiferò per lui»

L’accortezza non è bastata a evitare il cedimento strutturale. E pensare che per mantenere il controllo del girone sarebbe stato sufficiente perdere 1-0. Invece Mourinho si approccia al derby con il doppio handicap: fisico, perché tanti giocatori importanti ci arrivano con due giorni di riposo in meno rispetto alla Lazio, e psicologico, perché la mazzata internazionale ha tolto serenità al gruppo. Peggio di così era difficile fare.

Di buono c’è che la Roma, almeno nel suo telaio storico, difficilmente sbaglia due partite di fila. E che quando Mourinho si arrabbia, ottiene spesso l’effetto che desidera: scuotere la squadra, stimolandola a reagire. Dopo il 6-1 di Bodø, con la famosa frase su «giocatori che non giocherebbero neanche in serie C», la Roma fermò il Napoli a punteggio pieno. Dopo la sconfitta evocata giovedì contro il Ludogorets, Dybala trascinò i compagni alla vittoria di Empoli. Ma le cadute in questa stagione sono state già tante. Alcune inspiegabili (Verona), altre rovinose (Genoa), altre deprimenti (Milan e Inter).

Il crollo di Praga appartiene alla categoria delle imbarazzanti. C’è un dato sul quale riflettere: fuori casa la Roma regala gloria insperata a tante tifoserie. Nelle 25 partite giocate lontano dall’Olimpico in tutto il 2023 ha vinto appena 4 volte: contro Spezia, Torino, Sheriff e Cagliari. In più ha perso il derby di ritorno, il terzo sui quattro di Mourinho, che per calendario era ospitato dalla Lazio, impoverendo dunque il malloppo in trasferta. In casa almeno sono arrivate le vittorie rocambolesche contro Monza e Lecce: altrimenti le prospettive oggi sarebbero inquietanti.

Il derby diventa un bivio ineludibile. Conta tantissimo anche per la Lazio, ovvio, dal momento che Sarri ha un punto in meno in classifica. Ma dal punto di vista della Roma, con il calendario terribile che l’attende a dicembre, una sconfitta prima della sosta potrebbe scatenare una tempesta dalle conseguenze imprevedibili. Dan Friedkin è arrivato in Italia da una settimana e domani sarà in tribuna vip accanto al figlio Ryan: il suo bilancio contro il collega Lotito è di due vittorie e quattro sconfitte. Non prenderebbe con filosofia un altro capitombolo.



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