Genoa-Roma 4-1

AS ROMA NEWS FROSINONE – Il giorno dopo a Trigoria, dove c’è la società al completo a partire dai Friedkin, il clima non è da tutti contro tutti come altre volte è accaduto. Nonostante la bufera – che pure c’è, esiste – la Roma sembra un corpo unito. Compatto, scrive il Corriere della Sera.

Il paradosso è che mentre in passato si era uniti fuori e sfasciati dentro, stavolta tutti remano dalla stessa parte ma all’esterno appare l’immagine di un club allo sbando. Un esempio? Mourinho dice che la Roma ha iniziato in modo «orribile»; il capitano, Lorenzo Pellegrini, qualche minuto dopo ribatte: «Non abbiamo sbagliato l’approccio».

Tutto in diretta tv. E qui c’è la differenza tra Mou e i suoi giocatori: un tecnico abituato a vincere, con 26 trofei all’attivo, che fatica ad avere una squadra non al suo livello e un gruppo che, a quel livello, non è. Non che gli errori dei singoli, pure evidentissimi, nascondano le difficoltà della guida tecnica.

La Roma ha avuto finora 14 infortuni, non ha un gioco definito, si ritrova in zona retrocessione, è senza idee e le scelte di Genova, con Cristante centrale nella difesa a 4 e una squadra con tutte le punte in campo (Belotti ala) che neanche il peggior Carlos Bianchi, sono tutte spie di una situazione non facile. E se persino i tifosi (i 2mila di Marassi, probabilmente i 65mila dell’Olimpico domani sera contro il Frosinone dell’ex Di Francesco che ha ben 4 punti in più classifica: 9 contro 5) sono stufi di un inizio disastroso è segno che non solo non basta più la presenza di Mourinho, ma che la riconoscenza per le due finali europee inizia a scemare.

È vero che la Roma non le aveva mai fatte, ma è altrettanto vero che proprio José insegna che il passato dura il tempo di una notte. Forse due. Non è un caso che, dopo ogni finale, il tecnico metta via l’orologio indossato in partita e lo chiuda in un cassetto: è il simbolo del tempo che va fermato. E fatto ripartire in altro modo. Già, come riparte la Roma? Riparte da una situazione che complica tutto, ancor più dei dubbi tattici sulla difesa a 3 con soli due centrali a disposizione (Mancini e Ndicka).

Le persone più importanti del gruppo sono in scadenza: il gm Pinto, Mourinho e Lukaku. Poi c’è Dybala, che non scade ma ha una via d’uscita a soli 12 milioni. Vederlo così immalinconito, proprio adesso che fisicamente sta bene, e senza ritmo fa riflettere. Fuori dal campo i blocchi sono chiari: basti pensare che giovedì sera le mogli di Pellegrini, Mancini, Cristante, Spinazzola e Belotti erano tutte insieme a vedere la partita. In campo, però, non sembrano esserci divisioni. Peccato che nessuno sappia dimostrare questa presunta unità. E che dalla proprietà arrivi un input chiarissimo: tornare nell’Europa che conta è l’obiettivo minimo.



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