Josè Mourinho

AS ROMA NEWS MOURINHO KARSDORP – Un anno fa erano gli epurati di Bodø. Mercoledì è toccato a Karsdorp. Cambiano gli interpreti non l’insoddisfazione di Mourinho, scrive Il Messaggero. La Roma è settima in classifica e a forza di sventolare l’alibi delle assenze (come se Pogba, Di Maria e Chiesa, Lukaku e Brozovic, Immobile oppure Zapata e Muriel pesassero meno nell’economia di Juve, Inter, Lazio e Atalanta rispetto a Dybala e Wijnaldum nella Roma) c’è il forte rischio di perdere di vista quanto sta accadendo nella silente Trigoria. Silente e conciliante (tolto l’ultimo sfogo dello Special, forte del consenso ancora quasi plebiscitario della piazza) solo all’esterno mentre all’interno le posizioni sono diverse. E non sempre conciliabili.

Villar, Borja Mayoral e Diawara erano un falso problema ieri come lo è oggi Karsdorp. La grana è un’altra, non di facile soluzione perché va a mettere in contrapposizione l’ego, la grandezza e l’ambizione di Mourinho con l’operatività di un club – impegnato già in un risanamento dei debiti pregressi senza precedenti – fortemente condizionato dai nuovi paletti imposti dal fair play finanziario. Nel nuovo patto sancito con la Uefa, la questione in soldoni è semplice: si può comprare in base a quanto si vende.

Il problema non è tanto spiegarlo ma farlo accettare a José che, pur di non privarsi dei pochi calciatori di qualità che avrebbero mercato per poi reinvestire i soldi, facendo leva sulle capacità di scouting del club, è riuscito a stravolgere l’operatività di Pinto. Fino ad un anno e mezzo fa, il gm non contemplava la possibilità di attingere al mercato degli svincolati, lontani com’erano dal suo modus operandi. Tra l’estate appena conclusa e gennaio, la Roma ha fatto invece incetta quasi esclusivamente di parametri zero (Dybala, Belotti, Matic e a breve Solbakken) o prestiti senza esborso (Wijnaldum e Camara), spendendo appena 7 milioni che sono valsi l’appellativo di ‘mercatino’.

Sette come la posizione che la Roma occupa in classifica o come i gol segnati nelle ultime 6 gare di campionato (l’Inter ne ha fatti 17, il Napoli 16, la Lazio 13, il Milan 11, la Juve 9) che inevitabilmente chiamano in causa l’operato del portoghese. Perché mancherà “la ‘Luce’ di Dybala e Pellegrini” ma anche così la Roma può/deve giocare meglio. Non è una questione di estetica perché sarebbe come disquisire del sesso degli angeli. È tuttavia difficile obiettare come la squadra stia facendo maledettamente fatica a produrre gioco.

Calciatori involuti, manovra prevedibile e compassata, pochi movimenti senza palla, iniziative perlopiù legate alle giocate individuali con gli avversari che ormai hanno capito come affrontare i giallorossi. Baricentro basso, infoltendo la mediana e bloccando le fasce, lasciando il pallone alla Roma e aspettando l’errore in fraseggio che prima o poi capiterà. Non è un caso che le prove opache in stagione dei giallorossi siano andate di pari passo (unica eccezione il ko con il Napoli) quando gli avversari hanno concesso loro il possesso-palla: 57% con l’Udinese, 56% con il Ludogorets a Razgrad, 56% con l’Atalanta, 59% con la Lazio, 55% con il Sassuolo. A dimostrazione che il peccato originale invocato da Mou – la mancanza di qualità – è quantomai attuale. Senza Dybala, l’emblema della soluzione individuale, emergono le falle nel mercato di Pinto. In rosa non c’è un regista basso ma nemmeno un difensore abile in fase d’impostazione, possibilmente mancino, richiesto invano dall’allenatore per tutta l’estate.

Due X che difficilmente saranno colmate a gennaio. Oltre a Solbakken, qualsiasi entrata è infatti subordinata alle uscite. E allora o si cambia strategia su Viña, Shomurodov (Torino alla finestra), Kumbulla (ormai sorpassato nelle gerarchie anche da Viña) e Bove (bloccato in estate ma che ha racimolato appena 43 minuti in campionato) accettando la possibilità di privarsi di questi calciatori in prestito, oppure sarà molto difficile veder arrivare prestiti low cost pronti all’uso, sullo stile di Oliveira dello scorso anno.

Toccherà a Pinto provare quindi a mediare e frenare l’irrequietezza di Mou. Con pazienza, lasciando che la buriana passi e confidando anche nei due mesi di stop del campionato che permetteranno alla Roma di recuperare i pezzi mancanti. Che non sono pochi: Spinazzola, Pellegrini, Dybala e Wijnaldum. A pensarci bene, l’asse qualitativo della squadra.



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