(Corriere della Sera – L. Valdiserri) Ora e qui. Il resto non esiste. Eusebio Di Francesco sgrana gli occhi quando, nella conferenza stampa alla vigilia di Atletico Madrid-Roma, gli fanno questa domanda: le scelte di formazione saranno influenzate anche dalla vicinanza di Genoa-Roma, sfida di domenica prossima, e dal fatto che, in Champions, ci sarà ancora da giocare l’ultima partita contro il Qarabag? «Per me questa partita è assolutamente decisiva e determinante, per qualificarsi subito e per restare in testa al girone. A Genova non ci sto proprio pensando, non fa parte del mio modo di vivere le gare. Sceglierò la squadra più adatta, senza sottovalutare l’Atletico che resta una grandissima squadra. Ho visto le ultime partite e sono sempre stati molto aggressivi. Contro di noi lo saranno ancora di più, perché per loro è l’ultima spiaggia. Simeone saprà toccare le corde giuste. Dobbiamo essere bravi a rispondere colpo su colpo, cercando di restare nella loro metà campo quando possibile. Serve umiltà, ma anche la consapevolezza che stiamo crescendo tanto».
Di Francesco continua a lavorare su un doppio binario. C’è la parte tattico/atletica e c’è quella sulla testa dei suoi calciatori. Lo ha detto anche il direttore sportivo Monchi: il derby è stata una grande soddisfazione, ma è il passato, e per questo bisogna guardare avanti e non indietro. L’allenatore abruzzese è d’accordo: «Aver giocato alla grande il derby ci deve servire per preparare ancora meglio la partita contro l’Atletico. Abbiamo un bel vantaggio (alla Roma basterà un pareggio per qualificarsi agli ottavi di finale; ndr)ma questo non basta». Erano in molti ad avere perplessità su di lui, ma adesso non lo ammette quasi nessuno. Ma Di Francesco non cerca rivincite, cerca punti: «Io sono fatto così: non mi accontento e non faccio programmi. Fin dal primo giorno mi sono messo a disposizione della squadra. Non devo conquistare l’ambiente esterno, non è questo il mio obiettivo, devo conquistare il mio gruppo: sono i calciatori, con il loro comportamento in campo, a trascinare il resto. Roma spesso è una città che ti fa accontentare, ma io questo non lo voglio proprio».
L’ultima domanda è di un buffo cronista ticinese che prima gli ricorda di aver visto di persona i due 0-7 presi dal suo Sassuolo contro l’Inter (Di Fra fa gli scongiuri) e poi gli chiede quanto è cambiato dalla partita di andata del 12 settembre. «Non mi aspettavo che l’Atletico, dopo 4 partite, avesse soltanto 3 punti in classifica. All’andata ci è andata bene, ma a Londra, contro il Chelsea, meritavamo di vincere.Dipende tutto da quale prospettiva vuoi guardare le cose».
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