L’ennesima metamorfosi è quella che probabilmente gli sta piacendo di più. Perché per attuarla non ci vuole soltanto l’addestramento tattico ma anche tanto lavoro psicologico. Lucio ‘Martello’, regala un altro volto alla sua squadra. Ancora una volta, come a Napoli, nell’emergenza. Quella che vince il derby, infatti, è una Roma operaia che fa del temperamento il suo quid in più. Forse così grintosa e capace di vincere la partita sul piano nervoso, non se l’aspettava nemmeno Spalletti se nel post-gara, a chi gli chiedeva di questa trasformazione temperamentale, ha replicato così: «Per una volta abbiamo messo dentro delle qualità, degli ingredienti diversi che a noi fanno comodo. Accetto e prendo volentieri questa cosa. E’ un inizio, vedremo se ci sarà un seguito». Ci va cauto. Perché conosce meglio di chiunque altro il suo spogliatoio ed è il primo a sapere che le qualità della squadra sono altre. Per non tornare indietro a tanti anni fa con il famoso «tacco e punta», già un paio di volte in questa stagione il tecnico ha chiarito come al gruppo manchi «la determinazione nei momenti topici. Abbiamo paura di fare uno sforzo maggiore, di metterci qualcosa in più, ci manca un livello d’impegno e di sforzo costante nei duelli fisici». Tutto quello che al derby ha trovato d’incanto.
Dipendesse da Lucio, vorrebbe undici calciatori, più quelli in panchina, con il volto sfigurato dalla tensione e dalla cattiveria agonistica di Strootman nel momento del gol, quando sembra ruggire a Dzeko di farsi da parte. Sa, purtroppo, che non è così. L’adrenalina del derby e il lavoro dell’allenatore toscano sono però riusciti a tirare fuori delle caratteristiche agonistiche che in alcuni elementi sembravano sopite. Emerson Palmieri, ad esempio, merita un plauso. Bravo ad annullare Anderson ma soprattutto a mantenere costantemente la posizione da quarto nella linea difensiva, quando dopo 15-20 minuti Lucio ha capito come fosse meglio schierarsi con il 4-1-4-1 per chiudere meglio gli spazi. E bravo, il laterale, anche a non farsi intimidire, quando Anderson insieme a Basta, ha provato a metterlo in mezzo in un paio di occasioni. Senza avere paura nei contrasti, Emerson (che domenica ha raggiunto quota 12 presenze e quindi la Roma dovrà riscattarlo obbligatoriamente dal Santos) ha spazzato via quando bisognava farlo, provando in altri casi a giocare il pallone. Un terzino finalmente affidabile che ora, con il rientro di Mario Rui, non potrà far altro che migliorare.
NON ABBASSARE LA GUARDIA – Il difficile viene adesso. Perché un derby a livello emotivo, amava ricordare Mazzone, si prepara da solo. Fortuna vuole che il calendario, da questo punto di vista, tenda una mano a favore del mantenimento della concentrazione. Prima il Milan e poi la Juventus, non dovrebbero (condizionale d’obbligo) far registrare cali emotivi. Anche se, oltre al temperamento, c’è di più. Perché non è passato inosservato come senza Salah la squadra giochi più corta, con meno distanza tra i reparti. Se il derby è stato un caso, si capirà subito. E per dirla con le parole di Spalletti, «vedremo se ci sarà un seguito».
(Il Messaggero – S. Carina)
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