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Rassegna stampa

Roma, ora Friedkin studia un piano B

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NOTIZIE CESSIONE AS ROMA FRIEDKIN – Non c’è dubbio, giorni neri anche per la Roma. La caduta in Borsa del titolo ieri, però, non equivale al precipitare delle speranze. Certo, il mercato ha digerito male le informazioni affrettate di giovedì scorso, quando alcune fonti davano già per firmato l’accordo preliminare per il passaggio del pacchetto di maggioranza del club da James Pallotta (e soci) a Dan Friedkin.

Se il venerdì il titolo si era apprezzato del 12,6% – a fronte di una giornata negativa per l’azionariato del nostro Paese – il rimbalzo di ieri è stato pesantissimo, perché il titolo giallorosso ha perso il 20,6%, ad un certo punto rischiando la sospensione per eccesso di ribasso. Se però si pensa che in generale il listino ha ceduto l’11,2%, tutto sommato la flessione, alla luce del rendimento “drogato” di venerdì, è meno sensibile di quanto si pensi. In ogni caso, è probabile che la Consob apra un’indagine per verificare se ci siano state irregolarità.

Al tifoso, comunque, tutto questo interessa fino ad un certo punto. Ciò che conta è lo stato della trattativa tra i due “business men” statunitensi, che in ogni caso prosegue sotto traccia. Logico che da entrambe le parti c’è apprensione per la decisione di fermare tutto lo sport italiano – compreso il calcio – e questo orienterà probabilmente anche il “giusto valore” dato alla società.

Ma l’interesse di Friedkin per la Roma è reale, e così gli studi legali stanno valutando anche una sorta di Piano B, che prevederebbe uno scenario del genere. Il magnate texano (ma di origine californiana) completerebbe lui la restante parte dell’aumento di capitale spettante all’azionista di maggioranza dei 150 milioni già deliberati, versandone circa 50. Questo gli consentirebbe di diventare socio di Pallotta, con l’impegno di rilevare il pacchetto di controllo entro sei mesi, qualora le cose nel calcio italiano – ma sarebbe più giusto dire anche europeo – si saranno normalizzate.

Tutto questo, perciò, gli consentirebbe di “bloccare” l’investimento, naturalmente anche avendo voce in capitolo sulle strategie di mercato estive, e nel contempo garantirsi una specie di “exit strategy” qualora le cose dovessero precipitare (tutti gli scongiuri sono autorizzati). La garanzia, tra l’altro, è data dal fatto che Pallotta ha già assicurato che lui e la maggioranza dei suoi partner non faranno mai mancare al club il proprio supporto.

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In ogni caso, è un po’ tutto il sistema economico che pare entrato in stallo. Se la Roma, come tutte le società, sta quotidianamente quantificando le perdite in un bilancio già in sofferenza, anche la vicenda stadio pare muoversi più lentamente, senza contare il passaggio di proprietà delle società di Luca Parnasi al magnate ceco Radovan Vitek, che sarebbe già dovuto diventare proprietario dei terreni di Tor di Valle, dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto.

Ma l’emergenza che sta vivendo Milano sta rallentando anche l’operatività di alcuni settori di UniCredit, l’istituto finanziario che gestisce il debito di Luca Parnasi, e quindi alcune formalità burocratiche al momento sono ancora da espletare rispetto ai tempi previsti inizialmente. Almeno questo, però, non tocca direttamente la trattativa fra James Pallotta e Dan Friedkin. E’ il coronavirus che ha fatto ammalare anche il calcio italiano, e la Roma – colta proprio nel momento dell’attraversamento del guado – sta pagando il prezzo dell’incertezza.

(Gazzetta dello Sport)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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