Patrik Schick

(Il Messaggero – A. Angeloni) Come diceva quella storiella? Mettere Nainggolan alto e tutto sarebbe tornato bello e magnifico? Niente. Per chi non lo avesse capito, il problema del Ninja è più strutturale, non di posizione, di un metro più sù o di uno più giù. Il belga non sta bene e si vede, puoi farlo giocare ovunque. Altro storiella qual era? Ah sì, Schick. Non era valorizzato dall’allenatore, si diceva. Di Francesco ci spiegava che non era pronto. Si vede, non è pronto. Inutile girarci intorno. La sensazione è che questa squadra sia di una fragilità sconvolgente e inconsistente in attacco. Qui non si tratta più di segnare o non segnare, qui bisogna almeno tirare in porta. E la soluzione non è mettere tre o quattro punte. Col Milan mai un pericolo, mai un’azione che sia degna di essere chiamata tale, nemmeno quando in campo c’erano quasi tutti gli attaccanti. E qui entra in ballo l’allenatore. Di Francesco le sta provando tutte, ma non ne va bene una. C’è qualcosa che non quadra. Si ha la sensazione che i calciatori siano in totale confusione tattica: chi imposta da dietro non ha mai una soluzione libera, non si vede più il pressing, non c’è una sovrapposizione. Involuzione tattica, spegnimento automatico, insomma. E DiFra dovrà lavorarci, se gli lasceranno il tempo per farlo. Quanto alle scelte estive, al mercato, è inutile ritornarci. Sabato c’è il “grande” Napoli. Per non rischiare il tracollo, serve altro. Molto altro.



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