Tammy Abraham

AS ROMA NEWS ABRAHAM – I numeri difficilmente mentono. Magari, come ama ricordare lo scrittore statunitense Gregg Easterbrook «li si può torturare abbastanza per far sì che confessino qualsiasi cosa». Per un centravanti, però, c’è poco da fare, scrive Il Messaggero. I numeri sono spietati, cartina di tornasole del rendimento. Perché un 9, soprattutto nell’immaginario popolare, si pesa dai gol. Segni, fai il tuo dovere. Resti a secco, un po’ meno. E vai poi a ricordare che per un allenatore la questione è un po’ diversa, come lo stesso Mou ha spesso fatto presente.

Il problema è che anche per gli attaccanti segnare è l’unica cosa che conta. Perché sono in pochi a pensarla come Cassano, per il quale «un assist è meglio di un gol». Figuriamoci Abraham, neo papà, che non vede l’ora di dedicare la prima perla al nuovo arrivato Amari. L’occasione arriva domani, contro la Real Sociedad, quando Tammy tornerà a guidare l’attacco giallorosso. Serve vincere contro i baschi e i gol chiamano loro due, Paulo e l’inglese.

Rendimenti che viaggiano, per ora, su due binari paralleli: la Joya è già a quota 12, l’ex Chelsea malinconicamente è fermo a 7. Lo scorso anno si era preso la Roma sulle spalle e l’aveva portata a suon di reti (9) a Tirana, dove poi a sbrigare la pratica Feyenoord ci aveva pensato Zaniolo. Ora nel girovagare europeo può vantare soltanto il gol a Helsinki, su assist di Pellegrini. Poco, troppo poco per chi appena la stagione passata aveva chiuso i conti in giallorosso con 27 gol. Ad oggi siamo a -20 e se è vero che mancano ancora tre mesi di partite, il ritardo è evidente.

Rimasto in panchina con la Juventus, Tammy è entrato nel finale con il compito di far rifiatare la squadra e sfruttare eventuali contropiedi. Non il massimo ma la Roma a testuggine disegnata da Mou, domenica sera non ammetteva deroghe. Contro la Real Sociedad, però, servirà un’altra squadra. Perché vanno bene i clean-sheet, non subire reti nelle partite casalinghe e curare come pochi in Europa la fase difensiva, ma i turni nelle coppe si passano segnando.

Abraham lo sa e guarda avanti. Soprattutto ora che la ferita sotto l’occhio sinistro si è quasi rimarginata e ha potuto togliere quella fastidiosa mascherina che gli impediva la visuale completa. Adesso manca l’ultimo step, quello più importante: il gol. Nel 2023 era partito con il piede sull’acceleratore: 3 centri e 2 assist. L’ultimo, però, risale a più di un mese fa (4 febbraio). Periodo nel quale si è seduto spesso in panchina. Cremonese, Salisburgo e Juventus, un trittico che non vede l’ora di mettersi alle spalle.

Anche perché se vicino ha l’inamovibile Dybala, dietro c’è un Belotti che in questa stagione si è ritagliato il soprannome di uomo di coppa. Quattro le reti del Gallo, nessuna in campionato, tre in Europa League (due pesanti a Siviglia e con tro il Salisburgo) e una in coppa Italia. C’è poco quindi da scherzare: tra scelte tattiche e concorrenza, mai come adesso serve tornare al gol. Anche perché se il futuro è adesso, quello dell’inglese – tra paletti del fair play finanziario, permanenza di Mourinho, clausole a favore del Chelsea per riacquistarlo e interessamenti di alcuni club in Premier – va ancora scritto. Iniziare a farlo con un gol ai baschi, sarebbe il modo migliore.



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