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Rassegna stampa

Roma, Pedro e Mkhitaryan indicano la strada giusta

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NOTIZIE AS ROMA PEDRO MKHITARYAN – Venticinque titoli Pedro, diciannove Mkhitaryan. Se fosse una corsa a chi ha vinto di più, sarebbe in vantaggio lo spagnolo ma non poi di moltissimo. Se invece fosse – come di fatto poi è – il totale dei trofei portati a casa dai due trequartisti giallorossi, allora Paulo Fonseca può dormire sonni tranquilli nella costruzione della sua nuova Roma. La squadra giallorossa, davanti, è infatti in buonissime mani, soprattutto dal punto di vista dell’esperienza e dell’abitudine a vincere, che poi è una delle caratteristiche che l’allenatore portoghese voleva per plasmare al meglio la sua seconda creatura romanista.

Al netto, ovviamente, della situazione legata a Dzeko (di cui potete leggere anche nelle pagine precedenti). Che per la Roma resta il centravanti titolare su cui puntare anche per la prossima stagione (che poi per il bosniaco sarebbe la sesta romanista), solo un’offerta davvero irrinunciabile potrebbe far cambiare idea a Fienga.

Quel che invece sorprende, pensando al tandem composto da Pedro e Mkhitaryan, è proprio la quantità impressionate di trofei che i due sono riusciti ad accumulare fin qui in carriera. Un’autentica collezione di coppe, scudetti e titoli vari. In tutto, mettendoli insieme, sono ben 44, lasciando da parte invece ogni tipo di riconoscimento individuale. Pedro, ad esempio, ne ha vinti 23 nelle sue avventure con Barcellona e Chelsea e due con la Spagna (Mondiale ed Europeo), tanto che la scorsa estate era diventato il primo giocatore al mondo ad aver vinto praticamente tutto (oggi gli manca solo la Nations League, assegnata per la prima volta proprio nel 2019, ma dopo la vittoria dell’Europa League con il Chelsea a Baku, in Azerbaijan). Micki, invece, si è fermato solo a 19 (si fa per dire…).

Qualcuno potrebbe obiettare che 7 sono arrivati in Armenia, con il Pyunik, squadra che domina un campionato non certo eccelso come valore. In ogni caso, però, ci sono gli altri 12 collezionati con Shakhtar Donetsk (7), Borussia Dortmund (2) e Manchester United (3). Insomma, l’unica squadra dove Henrikh non è riuscito a vincere qualcosa è l’Arsenal. E forse non è neanche un caso che da lì prima se n’è andato in prestito alla Roma, poi ha rescisso il contratto per restare in giallorosso.

Pedro e Micki, tra l’altro, si assomigliano anche fisicamente e come modo di giocare. Perché sono piccoletti, sguscianti. E bravi dal punto di vista tecnico. Perché Fonseca per la sua seconda Roma vuole proprio questo, avere più gente di qualità negli ultimi trenta metri, persone in grado di cambiare volto alla partita. Dialogando anche da vicino con la punta (nello specifico, appunto, Dzeko, a meno di colpi di scena).

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E a prescindere dal modulo che verrà scelto tra il 4-2-3-1 di base del portoghese o il 3-4-2-1 con cui ha concluso la stagione, Pedro e Mkhitaryan sono sicuramente giocatori che assicurano un ampio bagagli tecnico. Esattamente come Pellegrini, un altro che giocherà da quelle parti. Diverso, invece, il discorso di Zaniolo, che eccelle nella potenza e nell’esplosività, ma che a livello di tecnica pura ha qualcosa in meno rispetto allo spagnolo ed all’armeno. Fonseca saprà assemblarli bene, partendo da un concetto: Pedro e Mkhitaryan sono veri collezionisti di vittorie.

(Gazzetta dello Sport)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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