Rassegna stampa
Roma, Pellegrini il capitano della pace
ULTIME NOTIZIE AS ROMA PELLEGRINI – Forse ha ragione l’ex segretario di Stato statunitense Colin Powell: «I grandi leader sono spesso dei semplificatori». Dei Mister Wolf di Tarantiniana memoria, per intenderci, persone che i problemi li risolvono, non li creano. A pensarci bene, l’identikit di Pellegrini, riferisce Il Messaggero.
Al di là del gol del 4-3 contro lo Spezia, che ha risolto le difficoltà della Roma e di Fonseca, Lorenzo in questi giorni si sta adoperando per riportare la pace a Trigoria. Da un lato il tecnico portoghese, con il quale ha instaurato un feeling particolare; dall’altro Dzeko, l’amico di sempre, quello con la A maiuscola. La sua posizione non è semplice. Perché in questi casi si rischia sempre di scontentare qualcuno.
Pellegrini invece non ha fatto distinzioni. Non si è schierato con nessuno dei due, ma ha semplicemente scelto la Roma. Gli è venuto naturale. Perché a Lorenzo non serve baciare la maglia, rilasciare dichiarazioni d’amore eterne o ostentare ad ogni occasione il suo attaccamento per il club. Tutto ciò è superfluo e scontato.
Per lui, parla la storia personale. Quello che fa, è spontaneo, non c’è nulla di costruito dietro. Come quando ieri ha risposto con l’aggettivo «stupendo» alla volontà di un bambino di otto anni che ha deciso a tutti i costi di incidere lo stemma della Roma sul nuovo apparecchio per i denti, postando poi la foto su Twitter.
Così, lontano dai riflettori, si sta adoperando per risolvere una situazione non semplice. Perché in questi casi, oltre alla professionalità, subentrano i caratteri. E né Edin tantomeno Paulo si offenderanno se entrambi vengono dipinti come abbastanza permalosi. Pellegrini ha parlato con entrambi, anche nelle ultime ore, consapevole che per il disgelo bisognerà probabilmente attendere ancora qualche giorno.
I gradi capitano gli fanno piacere. Meno averli ottenuti per una punizione inflitta al compagno. Riceverli, comunque, sarebbe stata soltanto una questione di tempo. Quello che continua a trascorrere senza che il suo entourage abbia ricevuto ancora una telefonata sulla questione rinnovo dal nuovo General manager Pinto. Singolare, quantomeno.
Da un lato la promozione a capitano, dall’altro il silenzio. Come se il rinnovo venisse considerata una cosa scontata. Ogni giorno che passa, però, la Roma perde sempre più potere contrattuale. Più ci si avvicina a giugno, più si rischia in pratica di doverlo ricomprare. Senza dimenticare la clausola di 30 milioni (pagabile in due tranche) che rende delicata la negoziazione e appetibile il calciatore, alla luce del fatto che in estate potrà contare sull’ulteriore vetrina dell’Europeo.
Lorenzo la sua scelta l’ha fatta: «Legarsi alla Roma? Più di così è difficile», le sue ultime parole. Ora tocca al club. In campo ormai è diventato il prototipo del centrocampista box to box. Difende, attacca, dispensa assist (4), segna (4 in campionato e 1 in Coppa Italia) e contrasta. Sabato con lo Spezia ha giocato qualche metro più dietro rispetto al solito, trasformando l’assetto in un 3-5-2.
Lo ha fatto, incurante dei problemi muscolari al flessore che anche ieri (dopo aver svolto un’ecografia) lo hanno costretto ad un lavoro differenziato che proseguirà anche oggi. Lorenzo sta provando a gestirsi – consapevole delle difficoltà di recuperare Mkhitaryan – per essere presente domenica contro il Verona. Nei giorni scorsi ha partecipato ad una funzione nella Basilica di San Pietro presieduta dal Santo Padre, ricevendo un’edizione particolare della Bibbia da alcuni fedeli. Il modo migliore, per concludere una settimana particolare ma comunque indelebile. E non solo per lui.
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