Sono 14 i chilometri che separano lo stade de la Gerland, quartiere del centro di Lione, dallo stade des Lumieres, a Decines nella periferia est. Ma, 10 anni dopo, è sempre l’Olympique. Qui, pure se nel vecchio impianto, la Roma e Spalletti furono per la prima volta incoronati all’estero, avendo esportato calcio e spettacolo. L’impresa del 2007, nella gara di ritorno degli ottavi di Champions, con il colpo di testa da centravanti autentico di Totti e con il pedalare in bicicletta di Mancini. Stasera (ore 21,05), contro la stessa formazione, non si presentano in Francia nell’anonimato. I giallorossi, imbattuti nei viaggi in Europa (2 vittorie e 3 pari, compreso quello nel playoff a Oporto) e ancora in corsa su 3 fronti, vogliono riabilitarsi dopo i 2 ko di fila contro la Lazio e il Napoli che rispettivamente hanno complicato il loro percorso sia in Coppa Italia che in campionato. E, dunque, voltare pagina, guadando anche all’immagine. L’Europa League, anche pesando gli ultimi risultati, è diventato il principale obiettivo della Roma. Che, nell’andata degli ottavi, deve però ritrovare soprattutto se stessa. A cominciare dal comportamento di squadra che ha garantito, non solo in Italia, l’equilibrio e l’efficacia.

VERIFICA INTERNAZIONALE – Spalletti sa come intervenire per aiutare il gruppo a risollevarsi. La mossa più scontata è il ritorno al 3-4-2-1 che lui ha scelto in funzione delle caratteristiche dei suoi interpreti nel momento cruciale della stagione. Il sistema di gioco, con gli esterni Peres ed Emerson e la linea difensiva a 3 (formula ibrida: può diventare a 4 o a 5), è la traccia che ha permesso ai giallorossi di essere competitivi. A parte Alisson, portiere di coppe, e Juan Jesus, sostituto dello squalificato Ruediger, dentro i titolari, senza stare a pensare al minutaggio esasperato di qualche insostituibile, da Fazio a Strootman, da Nainggolan a Dzeko. Perotti, però, insidia De Rossi o Salah. Il Lione ispira sempre e comunque. Pure se non è più quello battuto il 6 marzo del 2007, capace di vincere per la Ligue per 7 anni di fila e di schierare campioni come Juninho, Malouda e Benzema. Oggi è al 4° posto e a 18 punti dal Monaco capolista (e a 15 dal Nizza che è al 3°). Ma la rosa di Genesio è lo stesso da rispettare.

RIVALE PERICOLOSO – Il 1° gol nel Parc OL lo ha firmato, il 9 gennaio del 2016 nel pomeriggio dell’inaugurazione, Lacazette, talento offensivo spesso imprendibile e simbolo della nuova generazione. E, nel 4-3-3, non sono da trascurare nemmeno Tolisso e Fekir. Fuori dalla Champions dopo la fase a gironi, piazzandosi dietro alla Juve (qui i bianconeri il 18 ottobre hanno vinto con gol di Cuadrado; 1 a 1, invece, a Torino) e al Siviglia, è partito forte in Europa League, realizzando 11 gol nelle 2 sfide dei sedicesimi contro l’Az Alkmaar. La Roma, con il pressing alto e il miglior attacco del torneo (20 gol), può però colpirlo in mezzo alla difesa: Mammana e Dakhaby sono statici e lenti. Yanga Mbiwa, ex giallorosso, è l’alternativa ai centrali e l’amico da salutare.

CHAMPIONS IN DOTE – L’Europa League non è solo l’atteso trofeo continentale da mettere in bacheca accanto alla Coppa delle Fiere del 1961, unico successo internazionale del club giallorosso. La competizione può far ricca la Roma, garantendo in caso di successo quasi 20 milioni e la partecipazione alla prossima Champions, addirittura diretta se a vincere la coppa principale sarà chi è comunque qualificato, con il piazzamento in campionato, per la nuova edizione (oppure bisognerà ancora passare dai i play off). Con il ko di agosto contro il Porto, basta leggere il bilancio, sono evaporati 30 milioni. La tappa di Lione è fondamentale per andarli a recuperare.

(Il Messaggero – U. Trani)



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