AS ROMA NEWS CAGLIARI – Tre su tre, e sempre meglio. La Roma infila la terza vittoria consecutiva e si riavvicina alla zona Champions, a un punto dall’Atalanta quarta, e lo fa mostrando altri passi avanti nello sviluppo del gioco, nelle conoscenze, nelle intenzioni, scrive La Gazzetta dello Sport.
Vero che Daniele De Rossi non poteva avere un inizio più morbido, incrociando solo i bassifondi della classifica – Verona, Salernitana, Cagliari del vecchio maestro Claudio Ranieri, abbracciato con affetto prima del via e poi schiaffeggiato sul campo – ma la metamorfosi della squadra giallorossa è clamorosa. A lungo si è parlato di una Roma senza qualità, incapace di sviluppare gioco per mancanza di piedi fini. Invece la qualità c’è, e pure tanta. E questa versione la esprime tutta.
È stata la partita dei tre capitani: Giacomo Losi in cielo, DDR in panchina, Lorenzo Pellegrini in campo. Il 7 giallorosso ha spento anche gli ultimi timidi fischi con il terzo gol consecutivo – non gli era mai successo -, dopo appena 61 secondi, il più veloce di questa stagione di A. Ne sono seguiti altri 3: perché questa Roma non si rannicchia a protezione del minimo vantaggio (per la terza partita di fila in vantaggio 2-0, non succedeva dal 2018-19 con Di Francesco in panchina) ed esalta la magia di Dybala.
Paulo non è più l’unica risorsa, è la risorsa aggiunta, il “kick” in più, come direbbe chef Locatelli. Doppietta per l’argentino e a chiudere primo gol in carriera per Huijsen, a completare una punizione forse severa per Ranieri, romano amatissimo all’Olimpico, ma meritata.
De Rossi inserisce subito Angeliño, un tipetto dal curriculum curioso, che non si capisce perché non sia mai riuscito a sfondare definitivamente nonostante i passaggi al City e al Lipsia. Lo inserisce perché il contesto è cambiato: in uno scenario da battaglia o da corse lunghe il fisichino non lo aiuterebbe, ma ora servono ancora di più piedi buoni e visione, e allo spagnolo non mancano. Le uscite dalla sua parte, la sinistra, si fanno subito rapide, verticali, precise.
Da lì arriva il primo angolo che Pellegrini con un guizzo tocca in rete dopo uno sciagurato intercetto di Petagna all’altezza del primo palo. Angelino poco dopo disegna verso il secondo palo per Cristante: palo pieno. Poi Dybala manda al cross Karsdorp, ed El Shaarawy colpisce a lato. Insomma, l’occupazione dei corridoi d’attacco è da manuale. Il Cagliari prova a opporre le armi che conosce: verticalizzazione immediata e riaggressione.
Ma la Roma non butta palla a casaccio in avanti. Esce palleggiando. E raddoppia su azione spettacolare: un velo di Dybala apre un 4 contro 3, da Cristante a El Shaarawy, dentro per Pellegrini, velo di Lukaku e benedizione di Dybala. La Joya parte a destra, ma lascia l’ampiezza a Karsdorp per giocare in appoggio a Lukaku e soprattutto per guardare sempre in faccia la porta. Nella pulizia degli scambi, un po’ risalta in negativo Lukaku, privo della raffinatezza che lo circonda: Big Rom si vede annullare un gol per fuorigioco al 41’ e comunque si spende in sponde e accusa il corpo a corpo con Mina, che Ranieri spende dal 1’ nel tentativo (fallito) di puntellare la difesa.
La reazione del Cagliari è tutta a fine primo tempo, on un sinistro di Lapadula, innescato con verticalizzazione immediata, e un rigore fischiato per presunto fallo di Llorente sul 9 sardo mascherato, dopo recupero alto su Karsdorp. Episodio chiave per capire la trasformazione romanista: niente proteste sguaiate, solo l’attesa al Var che giustamente toglie il penalty.
La Roma ora è addestrata non più al duello individuale, all’aggressione, al nervosismo, ma al pensiero, alla collaborazione tecnica, alle linee di gioco. E in apertura di ripresa Mancini è bravissimo a fare due passi avanti e interpretare lo spazio per dare una linea di passaggio a Dybala incastrato in uscita sulla fascia destra: così si apre il campo da cui arriva il corner che genera il rigore del 3-0 (mano di Petagna su Cristante).
De Rossi si permette tre cambi precoci (Huijsen, Bove e Zalewski) e uno forzato (Kristensen per Angelino) ma non perde qualità. E anzi guadagna subito il poker: angolo di Paredes e stacco di Huijsen. I rimescolamenti di Ranieri spostano zero, nemmeno Luvumbo di ritorno dalla Coppa d’Africa aggiunge brio, mentre DDR fa debuttare anche Baldanzi per dare la standing ovation a Dybala e Lukaku si mangia il quinto su iniziativa di Zalewski. La luna di miele derossiana continua ma gli avversari morbidi sono finiti: sabato c’è l’Inter, che ha una forza d’urto elevatissima e proporrà quesiti impegnativi a DDR. Lì si capirà se i progressi sono vera gloria.
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