AS ROMA NEWS SLAVIA PRAGA EUROPA LEAGUE – La Roma abbatte senza fatica lo Slavia, avversario emotivamente difficile da rivedere dopo lo shock del quarto Uefa del 1996, e si avvicina di molto al primo posto nel girone. Se anche perderà di un gol di scarto a Praga, tra due settimane, quasi certamente porterà a compimento la missione perché Servette e Sheriff non la potranno ostacolare.
Come riferisce il Corriere dello Sport Mourinho può sorridere di tutto, dopo la quinta vittoria consecutiva tra campionato e coppa: strategia, atteggiamento, efficacia, attenzione. La squadra ha controllato la partita comprendendone sempre i momenti: segnale di crescita. Si può discutere sul livello dello Slavia, che comunque non perdeva da 9 partite e in Europa League aveva cominciato con un 8-0. Ma la Roma ha fatto in pieno il suo dovere.
Sono bastati 43 secondi a demolire i ricordi: il tempo di lasciar finire l’inno, di uno scippo legale di El Shaarawy e di un destro di classe pura indovinato da Edoardo Bove, che è nato sei anni dopo la beffa targata Vavra. Mourinho, in tribuna per squalifica, ha sorpreso lo Slavia con una tattica molto aggressiva che ha sconquassato subito l’equilibrio. Con Aouar ed El Shaarawy dietro a Lukaku, e Paredes in panchina per favorire la mediana da combattimento composta da Cristante e Bove, ha provocato il panico nel terzetto difensivo avversario, abituato alla costruzione dal basso anche sfruttando il fraseggio con il portiere.
L’errore è stato del giocatore più esperto, il capitano Holes. Ma in generale lo Slavia non dava l’idea di essere stabile né sicuro. Concedeva troppo spazio tra le linee, il territorio prediletto della Roma. Tanto è vero che il 2-0 è nato ancora da un contrasto sulla trequarti vinto da El Shaarawy (stavolta fortunato) con Holes, che in inglese significa guarda caso Buchi. Il movimento vigoroso sul piede mancino di Lukaku è stato premiato dall’assist verticale di El Sha, dunque protagonista con due assist. E al 17′ la Roma aveva già praticamente in pugno la partita. In quel momento le telecamere hanno pizzicato proprio Vavra, all’Olimpico come ospite del club, che scuoteva la testa in un misto di scoramento e nostalgia.
È importante che abbia segnato Lukaku, al di là della striscia record da 18 reti in 14 partite consecutive di Euroleague. Nella settimana in cui gli interisti gli hanno promesso un’accoglienza ostile – eufemismo – potrà giocare a San Siro con la mente più sgombra. Ed è intuitivo quanto possa incidere la sua predisposizione psicologica sui destini della Roma, soprattutto se mancano diversi elementi di qualità. Lukaku avrebbe potuto alimentare ancora il suo ego, così come El Shaarawy avrebbe meritato il suo, di gol, frenato da una traversa crudele. Ma sarebbe stato troppo: anche i cechi hanno fallito la palla del 2-1 a metà ripresa con lo sciagurato Schranz.
Bene così, insomma. Ci tenevano tanto i tifosi a battere lo Slavia, non solo per chiudere il cerchio rispetto alla delusione di 27 anni fa ma anche per il valore del risultato: arrivare primi nel girone consente di saltare lo spareggio e piombare direttamente sugli ottavi di finale del torneo. Peraltro è la prima volta che i giallorossi vincono le prime tre partite del girone in una competizione europea.
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